Supercar Alfa Romeo: le mai nate
Manca sempre meno al debutto della nuova supercar dell’Alfa Romeo, che sarà svelata mercoledì 30 agosto al museo di Arese. Per ingannare l’attesa, Veloce vi accompagna alla (ri)scoperta delle più belle auto da sogno della casa milanese: dopo la prima puntata, dedicata alla leggendaria 33 Stradale, spostiamo i riflettori su una serie di bolidi rimasti allo stadio di prototipo e, proprio per questo, capaci di muoversi in uno spazio sottile e invisibile al confine tra fantasia e realtà, di sollecitare l’immaginazione e stimolare l’ingegno dei progettisti, ma soprattutto di nutrire con la generosità delle grandi idee i sogni degli appassionati.
Alfa Romeo 33/2 Speciale
ETERNA BELLEZZA. I curatori del Museo Storico Alfa Romeo alle supercar mai nate del Biscione hanno riservato un’area speciale: immobili su una pedana e illuminate a giorno da una batteria di faretti, si lasciano ammirare con la solennità silenziosa di un oggetto sacro. Sfavillante nel suo sciancrato abito giallo firmato Pininfarina, la 33/2 Speciale del 1969 – una delle sei dream car scolpite dalle più rinomate carrozzerie italiane a cavallo tra gli Anni 60 e 70 sulla meccanica della 33 Stradale – è un inno alle corse e a un’eleganza senza tempo. Se non fosse per il piccolo scudetto incastonato nel muso basso e sottile e il fregio circolare del Quadrifoglio sulle portiere, potrebbe sembrare una Ferrari. La somiglianza coi bolidi di Maranello che all’epoca animavano la 24 Ore di Le Mans non è casuale: la linea “tutta curve” è molto simile a quella della Ferrari P5, svelata nel 1968 ma mai entrata in produzione.
Alfa Romeo Carabo
Alfa Romeo Iguana
CAMBIO DI PARADIGMA. Da un punto di vista dello stile, la 33/2 Stradale rappresenta una delle ultime supercar caratterizzate da forme morbide e sinuose. Il confronto con la più affilata e spigolosa Carabo, disegnata da Marcello Gandini per la Bertone addirittura un anno prima, nel 1968, pur non facendola apparire fuori moda segna l’inizio di una nuova tendenza nel mondo del car design: parte dalla Carabo, infatti, il filo conduttore che Gandini segue per dare forma a due pietre miliari dell’automobilismo come la Lamborghini Countach e la Lancia Stratos. Le stesse superfici piatte e squadrate – declinate però in un corpo vettura assai più vicino al concetto di granturismo, rispetto a quello basso e tagliente della Carabo – si ritrovano nella Iguana. Nata nel 1969 dalla matita di Giorgetto Giugiaro, neanch’essa ha mai visto le luci della catena di montaggio. Eppure ha svolto un ruolo decisivo, definendo un codice stilistico che il designer torinese qualche tempo dopo ha ripreso in mano nella progettazione di due super sportive per la Maserati, la Bora (1971) e la Merak (1972), e in quella della DeLorean DMC-12 (1981), la fantascientifica supercar che nel 1985 il film Ritorno al futuro ha consegnato alla leggenda.
Alfa Romeo Diva
IL SOGNO CONTINUA… Venendo a tempi più recenti, tra le supercar dell’Alfa Romeo mai nate ecco materializzarsi la Diva, che all’alba degli Anni 2000 il designer di origini polacche ma italiano d’adozione Zbigniew Maurer immaginò come la 33 Stradale del Nuovo Millennio. Concepita quasi in segreto in un periodo in cui gli sforzi del centro stile di Arese erano praticamente tutti concentrati sul progetto della 8C Competizione, la Diva diede forma al sogno di una sportiva leggera e compatta, nella più piena e pura tradizione della casa milanese. Intrisa di spunti provenienti dal glorioso passato del Biscione, questa piccola supercar ne ha incarnato e continua a incarnarne lo spirito e i valori fondativi con uno sguardo proiettato al futuro. Perché senza la Diva, difficilmente l’Alfa Romeo avrebbe scelto di andare al di là dei sogni e far mettere le ruote su strada alla 4C. Più di vent’anni dopo, il copione si ripete, con una nuova protagonista pronta ad accendere le emozioni di una nuova pagina nella storia incredibile dell’Alfa Romeo.
