Supercar Alfa Romeo: godiamoci l’attesa così…
Non è questione di essere alfisti: l’attesa per la nuova supercar dell’Alfa Romeo, che sarà svelata il prossimo 30 agosto al museo di Arese, riguarda da vicino un po’ tutti gli appassionati di motori, e non solo i fan più sfegatati del Biscione. Sin dai primi passi della sua lunga e avvincente avventura, la casa milanese ha saputo costruire automobili diverse da tutte le altre, dando vita a oggetti animati dall’ingegno e dalla passione di uomini unici nel riuscire a tenere insieme con il filo dell’emozione pezzi di plastica, vetro e metallo che altrimenti sarebbero stati poco più di un semplice mezzo di trasporto. Magari bello, veloce e affascinante, ma non necessariamente immerso in quell’aura di leggenda che avvolge le vetture del Biscione e ha il profumo di sogni, sfide, conquiste, cadute e risalite che pochi altri costruttori automobilistici al mondo possono vantare.
UN CUORE SPORTIVO CHE BATTE FORTE. L’Alfa Romeo è famosa nel mondo per il piacere di guida che le sue vetture sono in grado di infondere senza filtri e incondizionatamente in chi è in grado di carpirne l’essenza più vera e profonda. È un qualcosa che ha senz’altro a che fare molto di più con il cuore che con il cervello: ricordate le famose parole di Orazio Stata Puliga, tra i più grandi creatori della leggenda?
“L’Alfa Romeo non è una semplice fabbrica di automobili: le sue auto sono qualche cosa di più che automobili costruite in maniera convenzionale. Ci sono molte marche di automobili, e tra esse l’Alfa occupa un posto a parte. È una specie di malattia, l’entusiasmo per un mezzo di trasporto. È un modo di vivere, un modo tutto particolare di concepire un veicolo a motore”.
UN MITO MONDIALE. Questo vale per automobili come la Giulietta degli Anni 50, la Giulia degli Anni 60 e l’Alfetta e l’Alfasud degli Anni 70, modelli che hanno contribuito a creare il mito dell’Alfa Romeo e a diffonderlo a tutte le latitudini sulle strade di tutti i giorni. E a maggior ragione per le macchine che hanno ispirato quelle prodotte in centinaia di migliaia di esemplari e, quindi, portatrici su larga scala di quel famoso “modo tutto particolare di concepire un veicolo a motore” con cui Satta meglio non avrebbe potuto descrivere lo “spirito” che da oltre 110 anni anima la casa milanese.
DALLE CORSE ALLA STRADA. Parliamo delle vetture da corsa (come le “Alfetta” Tipo 158 e 159 con cui l’Alfa ha dominato i primi due Campionati del mondo di Formula 1, nel 1950 e 1951, o le Giulia GTA che hanno dettato legge nella categoria turismo a cavallo tra gli Anni 60 e 70), ma soprattutto, in riferimento alla supercar che la tribù alfista e non solo attende con il fiato sospeso, di auto da sogno – alcune diventate realtà, altre mai nate e “condannate” alla consistenza eterea e quasi impalpabile di un’opera d’arte – la cui potenza evocativa continua a tenere accesa la fiamma del mito. Aspettando di vedere come sarà la nuova supercar dell’Alfa Romeo, e se, come e quanto saprà toccare le corde dell’emozione come le sue nobili antenate, su Veloce, di qui a fine mese, è proprio su di loro che riaccenderemo i riflettori.
UNA NUOVA ALFA PER CONTINUARE A SOGNARE. Per ora non vi anticipiamo altro, ma restate connessi perché, messe insieme, le parole “Alfa Romeo” e “supercar” non possono che accendere la fantasia e illuminare questo nostro mondo dei motori che, di tornare a splendere e a far sognare, in tempi di grandi cambiamenti e altrettanto grandi affanni, ha davvero un gran bisogno…