Fiat Ritmo, quanto amore dai fan

Milletrecento chilometri da Saragozza a Torino sotto un sole cocente e senza aria condizionata. Se non è un’impresa, poco ci manca. Ma Jorge Moreno, 37 anni, giura d’averli macinati tutti col sorriso. Nonostante il caldo da bollino rosso, anche la piccola Julia, tre anni e due trecce bionde come il grano, sembra essersi goduta il viaggio. Per la foto ricordo, chiede a mamma Maria di metterla in piedi sul cofano. In quel quadretto di famiglia, naturalmente non poteva non esserci l’auto che li ha portati fin lì, in cima al colle di Superga, insieme a tante altre Fiat Ritmo giunte da mezza Italia e da diversi paesi europei.

La famiglia Romero e la loro Seat Ritmo 75 CL

LUOGHI SIMBOLO. In una Torino abbacinata di luce, lo scorso weekend l’allegra e colorata carovana delle Ritmo ha battuto in lungo e in largo i viali alberati della città, facendo evadere curiosi e passanti dal solito tran tran. A radunarne una trentina, per festeggiare i 45 anni del modello, è stato il Fiat Ritmo Club Italia. Il meeting ha toccato i punti nevralgici della capitale italiana dell’auto, dall’Heritage Hub di Stellantis al Museo Nazionale dell’Automobile, con tappa conclusiva al Campo Volo di Collegno, che nei decenni passati è stato un prezioso banco di prova per intere generazioni di bolidi da corsa del gruppo Fiat.

Una Abarth 130 TC, la più potente e veloce delle Ritmo

CILIEGINA SULLA TORTA. Il momento clou del raduno è stato la composizione del numero 45 nel cortile della Basilica di Superga. Ci sono volute ventisei Ritmo, l’occhio vigile di un drone altissimo nel cielo azzurro e un po’ di sana pazienza per allineare con precisione le vetture, tutte senza servosterzo e con i volanti arroventati dal sole. Ma lo sforzo degli equipaggi è valso la pena, perché in quella cartolina è racchiusa una passione così profonda e genuina che è difficile spiegare con le parole. Per tanti oggi la Ritmo è semplicemente un’auto vecchia, a qualcuno potrebbe persino fare simpatia, mentre chi la conosce come le sue tasche starebbe ore a parlarvi di quanto sia stata innovativa, alla fine degli Anni 70, coi suoi paraurti in plastica integrati con la carrozzeria, la plancia a mobiletto e le “unghiate” nere sui cerchioni. Ma il punto, per gli appassionati che abbiamo incontrato a Torino, è un altro…

DOLCI RICORDI. Collocandola fuori dal nostro tempo e guardandola col cuore anziché solo con gli occhi, infatti, da semplice involucro di lamiere, plastiche e tessuti la Ritmo si trasforma in uno straordinario contenitore di sogni, frammenti di memoria e momenti da condividere. “Avevo dieci anni e ricordo benissimo lo scorpione al centro del volante dell’Abarth 130 TC rossa di mio padre”, racconta il quarantasettenne savonese Cristiano Danello, che una decina d’anni fa ne ha comprata una identica, ma dipinta in grigio quartz. Patrizia Ricciardo, 50 anni da Ficarra, è arrivata dalla Sicilia in aereo con il marito Giovanni: “Quando dico che sono cugina di Daniel, il pilota di Formula 1, non ci crede mai nessuno – dice ridendo -, ma la verità è che le auto fanno parte della mia vita da sempre. Vendo ricambi per la Fiat Barchetta in tutto il mondo e a casa ho una Ritmo 105 TC rossa che mi aspetta”.

Cristiano Danello con la sua Ritmo Abarth 130 TC

Patrizia Ricciardo accanto a una Ritmo 60 prima serie

L’irlandese Michael Moynihan (a destra) premiato come partecipante giunto da più lontano dal presidente del Fiat Ritmo Club Italia, Marco Reggio

PASSIONE SENZA CONFINI. La palma del partecipante che arriva da più lontano, però, spetta a un simpaticissimo signore irlandese di 60 anni che risponde al nome di Michael Moynihan. Era in viaggio col suo van in Olanda quando, giusto qualche giorno prima del raduno, ne ha scoperto per caso l’esistenza girovagando sul web. Ebbene, non ha perso un secondo di tempo e si è fiondato a Torino. I suoi occhi chiari sono ludici per l’emozione: “Come potevo mancare? La mia prima Ritmo l’ho comprata a 18 anni e oggi ne ho quattro, oltre a vari pezzi di ricambio”. Ha una bella storia da raccontare anche il trentaquattrenne Rudi Chiru, rumeno trapiantato in Germania, dove vive insieme alla fidanzata Corina. Infaticabile, la loro vecchia Ritmo a gasolio si è divorata i 650 chilometri che separano Karlsruhe da Torino come se nulla fosse. “È una macchina che per me significa tantissimo – spiega Rudi -. I miei genitori l’avevano comprata di seconda mano in Romania negli anni ’90, io l’ho portata con me in Germania e l’ho restaurata tutta”.

Rudi Chiru e la fidanzata Corina sono arrivati dalla Germania

PIEDE PESANTE. Prima dei saluti, il ticchettio di un diesel e il rombo di una “1100” svaniscono travolti da quello, più pieno e potente, di un’Abarth 125 TC rosso fiammante. Dal finestrino fa capolino il viso di Luciano Comi, cinquantanovenne di Bonate Sotto (BG). Timido davanti all’obiettivo, nella guida giura di essere tutta un’altra persona. “A 19 anni avevo una 105 TC e qualche anno dopo è arrivata una 125 TC – racconta dopo aver rotto il ghiaccio -. Sgommavo tutte le volte che potevo e ho fatto disperare mio padre per tutte le gomme e le pastiglie dei freni che ho dovuto fargli cambiare”. Oggi che ha quasi sessant’anni, dice di essersi calmato. I tempi delle partenze da gran premio e dei semiassi macinati, a quanto pare, sono passati da un pezzo, ma la fiamma della passione per la Ritmo continua ad ardere. Ed è più viva che mai…

Luciano Comi al volante della sua Ritmo Abarth 125 TC