Addio a Giotto Bizzarrini, l’artista dei motori che creò il V12 “Lambo”
CREATORE DI LEGGENDE. Dopo un’intera vita dedicata alle automobili da corsa e sportive, il 13 maggio si è spento, all’età di 96 anni, Giotto Bizzarrini. Livornese del quartiere Quercianella, Bizzarrini è stato uno dei progettisti più abili e creativi di che la storia abbia mai conosciuto. Nella sua carriera, lunga e costellata di successi, con il suo talento e le sue intuizioni ha contribuito alla creazione di autentici miti su ruote, come la Ferrari 250 GTO e le favolose 5300 Gran Turismo che portano il suo nome.
UN VERO ARTISTA DELLA MECCANICA. Il nome di uno dei più grandi pittori e architetti nella storia dell’arte italiana è un’idea del nonno paterno, educatore e autore di opere scientifiche. La scelta non poteva essere più indovinata, e in un certo senso si rivela propiziatrice, perché il Giotto contemporaneo è stato anch’egli, a suo modo, un grandissimo artista. L’arte della meccanica la apprende sui libri dell’università di Pisa, dove Giotto Bizzarrini si laurea nel 1953, per cominciare la sua avventura nel mondo dei motori all’Alfa Romeo: ha 28 anni quando entra nel reparto di sperimentazione e viene assegnato al team di Consalvo Sanesi, pilota e storico capo collaudatore della casa milanese. Nel febbraio del 1957 si trasferisce alla Ferrari, dove ha modo di mettere in mostra tutto il suo talento sui motori delle 250 Testa Rossa e su altre vetture della famiglia 250, dalla dalla GT SWB alla Spider California, fino alla mitica 250 GTO.
DALLA ATS AL V12 “LAMBO”. Alla corte del Drake, Giotto Bizzarrini conosce Carlo Chiti. Tutt’e due toscani, diventano ben presto grandi amici, e una volta lasciata la Ferrari, nel 1961 fondano la Automobili Turismo e Sport. È una parentesi breve, ma decisiva nel far capire a entrambi le nuove direzioni che avrebbero dovuto imprimere ai loro sogni. Dopo l’ATS, per la quale si occupava di motori di Formula 1, Chiti darà vita, insieme a Lodovico Chizzola, all’Autodelta, mentre Giotto Bizzarrini, messosi anch’egli in proprio, nella sua officina di Livorno comincerà a montare freni freni Amadori Campagnolo su vetture Alfa Romeo e Volkswagen e a fornire consulenza per la progettazione completa di nuove auto e nuovi propulsori. Finché un bel giorno alle sue porte bussa un certo Ferruccio Lamborghini, con una richiesta molto semplice: costruire un motore V12 per quella che sarebbe dovuta essere la gran turismo più bella del mondo.
L’INCONTRO CON PIERO RIVOLTA. Dopo quella che da Milano l’aveva condotto a Maranello, una delle tante strade percorse da Giotto Bizzarrini nella sua carriera incrocia quella di un altro industriale animato da un grande sogno: Piero Rivolta. L’avventura della Iso Rivolta comincia nel 1962 con la coupé GT 300, disegnata da Giorgetto Giugiaro per la carrozzeria Bertone. Bizzarrini contribuirà a darle slancio nel 1963 con il progetto della Iso A3/C, vettura destinata alle competizioni, e, due anni più tardi, con la leggendaria Grifo GT, mossa da un grosso motore V8 di derivazione Chevrolet.
IL SOGNO DI GIOTTO CONTINUA. Proprio dalla Grifo in quegli anni Giotto Bizzarrini trarrà ispirazione – e molti pezzi, insieme a quelli della più performante Iso A3/C – per dare forma alla visione che coltivava ormai da tempo: costruire un’auto che riflettesse appieno la sua sensibilità e il suo credo automobilistico. Nasce così la 5300 GT Strada, di cui la Bizzarrini sfornerà 133 esemplari prima di cessare la produzione alla fine degli anni ’60. Ma da quel sogno, rimasto interrotto per oltre mezzo secolo, oggi è nata una nuova azienda che ha riportato sotto le luci della ribalta il nome del leggendario progettista toscano. La nuova società, che ha passaporto britannico, ha già avviato la ricostruzione di alcune berlinette del passato. E in programma ha anche la creazione di una nuova hypercar, che si chiamerà Giotto, proprio come il creatore della leggenda. Un uomo che sarà ricordato per sempre e per sempre avrà un posto speciale nella storia dei motori.