Tour Auto 2023: un museo a cielo aperto
Il Tour de France Automobile è una delle gare di maggior tradizione nella storia del motorsport, fin dagli Anni ’50, quando Ferrari, a seguito della vittoria di una delle sue 250 GT Berlinetta, soprannominò una versione del suo modello più popolare proprio con il suffisso Tour de France. E l’importanza di questa gara e di quella 12 cilindri da corsa è tale e ancora viva che la Casa di Maranello ha così denominato pochi anni fa la variante più potente a tiratura limitata della sua supercar F12, appunto F12 TdF. Dopo essere diventato un rally, valido per il Campionato Europeo e per quello Francese, il Tour Auto è ormai divenuto più importante come gara di velocità e regolarità per auto storiche.
UN PARTERRE DE ROI. All’edizione 2023 hanno participato più di duecento equipaggi su altrettante vetture, molte, moltissime da sogno, e la gara è stata nobilitata dalla presenza di alcune leggende del motorsport: martedì e mercoledì abbiamo incontrato in tuta e casco nomi del calibro di Henri Pescarolo, 4 volte vincitore della 24 Ore di Le Mans, Thierry Boutsen, 3 vittorie in Formula 1 su Williams e una carriera di prestigio su Arrows, Benetton e Ligier, tra gli altri team, e Ari Vatanen, campione del mondo rally nel 1981 e oggi ambasciatore di BMW France, partner da alcuni anni del Tour Auto e apripista d’eccezione in ogni prova speciale. Sempre in tema di nomi noti, va ricordato che, accanto a Pescarolo nel ruolo di navigatore, c’era Michel Perin, navigatore di numerosi piloti francesi anche nel Mondiale Rally, soprattutto di François Chatriot su Renault 5 Turbo e Maxi5 Turbo e BMW M3, ma soprattutto coequipier di Pierre Lartigue vincitore alle Dakar del 1994, 1995 e 1996 su Citroen ZX Rallye Raid.
AUTO DA SOGNO DI TUTTE LE ETÀ. Il parco-auto visto al Tour Auto è a dir poco eccezionale: dalle Ferrari 250 GT e SWB, passando per le 308 GTB e per una straordinaria 512 S, alle Cobra 289 e 427, tra cui quelle super-preparate di Boutsen e Pescarolo, dalle BMW 2002 ti e turbo, 3.0 CSL e M1 gruppo 4 alle Porsche, di ordine e grado, dalle 356 alle 911 di ogni modello passando per le sempre interessanti 914/6, di serie e GT, dalle Jaguar Mk2 ed E-Type alle Aston Martin DB2, dalle Alfa Romeo Giulietta Sprint e SS e Giulia Sprint GTA alle Lancia Stratos e Fulvia Coupé 1.6. Senza dimenticare le auto protagoniste della regolarità, tra Mini Cooper (e Cooper S), Renault 8 Gordini e Alpine A110. Non è tutto: in coda alla gara il Tributo Ferrari, aperto alle vetture moderne, che ha permesso a spettatori occasionali e appassionati di ammirare un plotone di F12, 812, 488, California e F8 Tributo.
L’INGLESE PRIMEGGIA SULLE AMERICANE. Alla fine dei sei giorni di gara il successo nella gara di velocità è arriso all’equipaggio Berchon-Bordier, su Jaguar E-Type 3.8, davanti alla Cobra Shelby 289 di Wakeman-Blakeney Edwards e alla Porsche 911 di Roddaro-Speyer. Al quarto posto la Jaguar E-Type di Bonnardel-Bonnardel, mentre la prima auto italiana a tagliare il traguardo di Cannes è stata l’Alfa Romeo 1750 GTAm di Meinrenken-Schroeder, quinti assoluti. Quanto ai VIP, i meglio classificati sono stati Pescarolo-Perin su Cobra Shelby 289 che hanno ottenuto il 23° posto assoluto. Ritirati invece Boutsen-Hervioni, su Cobra Shelby. Tra i “regolaristi”, vittoria per Hamoniau-Dupard su Ferrari 250 GT SWB davanti a Martens-Pyck su Morris Mini Cooper S 1275 e a Poels-Prat su Mercedes-Benz 300 SL Gullwing.