Alfa 155 V6 TI… e il Biscione azzannò la Mercedes
TEDESCHI ANNIENTATI. Berlino, circuito cittadino dell’AVUS, 12 settembre 1993. La coppia Mercedes Asch-Ludwig centra una doppietta, ma con il sesto posto ottenuto nella prima manche della gara, Nicola Larini, con la sua Alfa 155 V6 TI DTM, vince il Campionato Turismo Tedesco con un turno d’anticipo. Una “scoppola” sulla quale a Stoccarda tendono a glissare, malgrado siano passati trent’anni e loro abbiano abbondantemente reso onore ai meriti degli avversari. Naturalmente, quell’incredibile stagione, in cui mai e poi mai la Stella a tre punte avrebbe creduto di perdere in patria contro un team italiano al debutto assoluto nel durissimo DTM, assume contorni ben più lieti sulla sponda alfista.
UNA SQUDRA DA RECORD. In tantissimi, domenica 2 aprile 2023, si sono dati appuntamento al Museo Storico Alfa Romeo, che per raccontare quell’irripetibile annata – nella quale, tra l’altro, il Biscione si tolse anche l’enorme soddisfazione di espugnare l’infernale Nürburgring a sessant’anni di distanza dall’ultimo successo di Nuvolari – si è affidato alla viva voce dei protagonisti di quell’impresa. “Non ci vedevano certo di buon occhio e per la maggior parte di loro l’Alfa Romeo era ancora l’Alfasud con le bolle di ruggine”, ha raccontato dei tedeschi Nicola Larini, assediato da folto un gruppo di fan che quasi facevano a sportellate per avere un autografo. Ma la pista, sin dalla tappa inaugurale di Zolder, dove il pilota toscano con la sua Alfa 155 V6 TI DTM conquistò la pole e dominò entrambe le manche della corsa, emise un verdetto completamente diverso. E alla fine della stagione, per l’Alfa, furono 14 i successi raccolti nelle venti gare previste dal calendario. Nessun altro costruttore nel DTM, giusto per intenderci, è mai riuscito in un’impresa simile.
GRAZIE ANCHE A TE, RE WALTER. La vittoria più bella? Larini non ha dubbi: “Un pilota italiano dell’Alfa Romeo che vince al Nürburgring, per i tedeschi, era un cosa semplicemente impossibile da immaginare. Ma si sono dovuti ricredere: noleggiammo delle auto per imparare la pista a memoria e quelle curve me le feci spigare per filo e per segno anche da Walter Rhörl, che lavorava per la Porsche. In rettilineo eravamo più lenti di 10 km/h, ma nel tratto più guidato della pista riuscivo a staccare i piloti della Mercedes di quel tanto che bastava per impedirgli di prendere la scia e superarmi sul dritto”.
VIDEOMESSAGGIO DALLA GERMANIA. Un bel ricordo della vittoria dell’Alfa Romeo nel DTM 1993 è riassunto in un videomessaggio registrato dal pilota tedesco Christian Danner, che quell’anno, insieme a Giorgio Francia, guidò la 155 con i colori del team Schubel: “L’arrivo dell’Alfa in Germania – ha raccontato Danner – portò una ventata fresca di italianità e dopo che a Zolder annientammo la Mercedes, molti tedeschi iniziarono a capire che l’Alfa Romeo non è solo un costruttore di auto da corsa, ma rappresenta un modo unico di vivere l’automobile. La gioia che ho provato quell’anno è ancora viva nel mio cuore”.
IL PICASSO DEI MOTORI. Nicola Larini, Alessandro Nannini, Giorgio Francia, Christian Danner: il valore degli alfieri del Biscione – tre dei quali vantano pure importanti trascorsi in Formula 1 – non si discute. Ma un’enorme fetta del merito della cavalcata trionfale dell’Alfa Romeo nel DTM 1993 spetta anche agli uomini che, dai tavoli da disegno al muretto dei box e all’officina, hanno saputo rendere competitiva la 155, consentendo ai piloti di sfruttare fino all’ultimo i 420 CV sprigionati, alla soglia dei 12.000 giri al minuto, dal suo incredibile motore V6. Stiamo parlando di uomini geniali, e quindi non deve stupire che Pino D’Agostino, l’uomo che quel motore l’ha progettato, per Danner è “il Picasso dei motori”.
IL PASSATO CHE ISPIRA. Non meno importante, per vincere un campionato per vetture a ruote coperte tra i più prestigiosi al mondo come quello tedesco, è stato il contributo di un altro grande tecnico, Enrico Alviano, ovvero la mente che ha partorito e fatto funzionare la complessissima elettronica della 155. “Avevamo tanti fornitori diversi e la maggior parte erano stranieri – ricorda l’ingegnere ex Alfa – ma volete sapere una cosa? Prima di iniziare a parlare di lavoro, quando ci incontravamo ad Arese per una riunione, mi chiedevano di fare un giro al museo”. Visto come è andata, non c’è dubbio che quelle passeggiate nella storia del Biscione siano servite. Eccome, se sono servite…