Come è rinata la Ferrari speciale dell’Avvocato
UN’OPERA D’ARTE UNICA. Chi, appassionato di automobili, ancora non l’ha fatto, farebbe bene a mettersi in viaggio per Torino. Destinazione Museo Nazionale dell’Automobile, dove fino al prossimo 18 febbraio rimarrà esposta la Ferrari 365 P Berlinetta Speciale cioé la mitica Ferrari a tre posti, ex Gianni Agnelli, tornata sotto i riflettori dopo un lungo e faticoso restauro. Senza dubbio esistono supercar più “esagerate”, potenti e veloci, ma quella che nel 1966 l’Avvocato si fece confezionare su misura dalla Pininfarina è unica nel vero senso della parola. Ed emana un fascino altrettanto unico, dovuto alla somiglianza con la Dino 206/246 – nata dalla stessa, felicissima matita, del maestro Aldo Brovarone – ma, soprattutto, alla stravagante configurazione dell’abitacolo con tre posti affiancati e guida centrale. Passeggiando intorno alla Ferrari 365 P Berlinetta Speciale è impossibile non respirare lo charme delle sue forme, dipinte in quel grigio quasi etereo che Agnelli tanto amava. Era un’emanazione quasi diretta dello stile innato di quello che, più che un capitano dell’industria dell’auto, ne è stato un principe. Con la sua naturale eleganza e la sua passione mai sopita per gli abiti ricercati, gli orologi, l’arte, i velieri, le belle donne.
NATA E RINATA IN ITALIA. L’aura di leggenda che circonda questa Ferrari da mille e una notte, tuttavia, nel corso dei decenni non è bastata a preservarla come sarebbe convenuto: la bellezza impalpabile della fuoriserie dell’Avvocato – “scovata” circa quattro anni fa negli Stati Uniti dalla Kidston, nota e affermata società svizzera d’intermediazione nella compravendita di automobili d’alta collezione – era stata in parte scalfita dal tempo, e per riaffiorare necessitava di cure molto esperte. Rimettere a nuovo una vettura così particolare, nella sua unicità, richiedeva mani amorevoli e sapienti. Per questo l’auto si è imbarcata immediatamente per l’Italia, dove in gran segreto, per quattro, lunghi anni, alcuni tra i più bravi e rinomati restauratori al mondo hanno lavorato con impegno e passione per ricostruire questo “unicorno su ruote”.
QUALCHE PERDITA DI TROPPO. Trattandosi di una vettura “cucita” completamente su misura, peraltro con tecniche e componenti a volte non convenzionali, il restauro della Ferrari 365 P Berlinetta Speciale di Gianni Agnelli si è rivelato una sfida particolarmente difficile. Ma per fortuna, e per bravura di chi se n’è occupato, non impossibile. “La cosa buona – spiega Roberto Bertaccini, co-titolare della carrozzeria Cremonini di Lesignana (MO), dove il ripristino dei gioielli della Terra dei Motori è una specialità dal 1986 – è che l’auto è arrivata sulle sue ruote, funzionante. Il problema più grande derivava senz’altro dalla carrozzeria, fatta di pannelli di alluminio fissati a un telaio tubolare. Lì in mezzo corrono i condotti dei liquidi di alimentazione, raffreddamento e lubrificazione, e c’erano un sacco di perdite.”.
I SIGNORI DELL’ALLUMINIO. Smontato in ogni sua parte, la Ferrari 365 P Berlinetta Speciale si è quindi trasferita qualche manciata di chilometri più a Sud, nei laboratori della carrozzeria Brandoli. L’anima di questo piccolo atelier di Montale (MO), in cui l’eco delle martellate sulle lamiere rimbomba fino al calar della sera, è Egidio Brandoli, 82enne maestro dell’alluminio che ha appreso il mestiere nientemeno che da Sergio Scaglietti, “scultore” di tante Ferrari entrate nella leggenda tra gli anni 50 e gli anni ’70. “In particolare – racconta Roberto Brandoli, responsabile della carrozzeria aperta da papà Egidio nel 1980 – il nostro lavoro si è concentrato sulla ricostruzione delle parti di alluminio, anche strutturali, che nel tempo si erano deteriorate. Il problema è che non si trattava di pannelli grandi, come accade di solito su questo genere di vetture, ma di tanti piccoli pezzi saldati tra loro”. Un bel “grattacapo” è stato anche il rifacimento della coda, nella quale è fissata la lama in acciaio inox che funge da alettone: “Per come è stata costruita, quell’ala è davvero un capolavoro – ammette Brandoli – ma purtroppo, già all’epoca, era stata pensata e montata solo in un secondo tempo, quando l’auto era ormai stata stuccata e verniciata. Riadattarlo non è stato semplice, ma grazie alle fotografie originali e alle tecnologie di oggi, alla fine siamo riusciti a trovare una perfetta simmetria”.
RITORNO AL GRIGIO. Riottenute le sue eleganti forme, la Ferrari 365 P Berlinetta Speciale è tornata alla Cremonini, dove al termine di uno scrupoloso iter di pre-montaggi, montaggi e ri-montaggi, per assicurarsi che tutti gli accoppiamenti tra le parti fossero precisi al millimetro, è stata ridipinta dello stesso grigio chiaro d’origine. “Nel tempo l’auto era stata riverniciata più volte, di blu, di rosso – spiega Bertaccini – ma abbiamo scovato la tinta giusta, che fa parte di una “mazzetta” Ferrari dell’epoca, cercandola nelle zone più nascoste. Utilizzando un metallo molto fine, poi, siamo riusciti a restituire l’effetto solo leggermente metallizzato tipico delle vetture degli anni ’60”. L’accostamento con il bianco panna dei tre sedili, rivestiti in morbida pelle dagli artigiani della tappezzeria Maieli di Canedole (MN), un’istituzione nel settore dal 1985, rimane un incantevole esempio d’eleganza senza tempo.
E IL V12 ORA HA PURE QUALCHE CAVALLO IN PIÙ. Tra le morbide pieghe della sua bella carrozzeria, la Ferrari 365 P Berlinetta Speciale a tre posti di Gianni Agnelli cela una meccanica da vera purosangue. Il motore, in particolare, deriva dai dodici cilindri a V della famiglia di modelli 365, che la Casa di Maranello ha costruito in varie serie tra il 1966 e il 1970. “Non è un motore da competizione, come molti erroneamente credono, ma è senz’altro un motore sportivo”, precisa Carlo Bonini, che sulle Ferrari ha iniziato a lavorare nel 1960 e da quarant’anni, nella sua officina autorizzata di Cadelbosco di Sopra (RE), è un vero maestro nel dar nuova vita ai cuori dei Cavallini d’epoca. “La macchina è arrivata in officina con il motore funzionante, ma affaticato dagli anni – racconta Bonini – quindi l’abbiamo revisionato dal primo all’ultimo bullone, sostituendo tutti i componenti soggetti a usura e riuscendo, con una bella messa a punto, a risvegliare tutti i suoi cavalli. Forse addirittura tirandone fuori qualcuno in più, visto che al banco prova ne abbiamo misurati 325”.
ORA È INCOLLATA ALLA STRADA. Fondamentale è stata anche la riparazione dell’impianto di raffreddamento: “Essendo arrugginiti, i tubi che portavano l’acqua dal radiatore al motore erano stati saldati, ma non erano più sicuri e così li abbiamo sostituiti”, spiega Bonini. Ha beneficiato di una revisione completa anche il cambio: non più quello montato in origine su richiesta di Agnelli, ovvero il semiautomatico Sportomatic della Porsche, ma un manuale ZF a cinque rapporti. “Ora le marce entrano benissimo – assicura Bonini – anche se bisogna sempre ricordarsi di scalarle una alla volta, come d’altronde si fa con la Ferrari 250 LM da corsa da cui questa trasmissione deriva”. Accordato il motore, rimaneva un solo, ultimo grande problema, prima di poter scatenare la Ferrari 365 P Berlinetta Speciale in completa sicurezza. “Provandola la vettura ci siamo resi conto che non stava bene in strada: il motivo era che il mozzo della ruota posteriore destra era quello di una Ferrari 330, quindi era diverso dagli altri – spiega Bonini – così l’abbiamo ricostruito da zero, rendendo la ruota convergente e raggiungendo un assetto statico conforme alle specifiche Ferrari dell’epoca”.