VERDETTO UNIVOCO. Il primo ePrix della nona stagione della Formula E, il circuito elettrico fondato da Alejandro Agag, genero dell’ex primo ministro spagnolo José Maria Aznar, ha emesso un verdetto chiaro perché Jake Dennis, con la Porsche 99X della scuderia di Mario Andretti, ha vinto con un vantaggio di quasi otto secondi dopo essere partito dalla prima fila, ma a fianco del poleman, il “senatore” brasiliano Lucas Di Grassi. Sull’affollatissimo autodromo di Città del Messico, intitolato ai fratelli Rodriguez, il britannico non ha sbagliato praticamente nulla, ad esclusione dei giro decisivo per la qualifica. Per lui si tratta del quarto successo in categoria e del quarto podio nelle ultime cinque gare, nelle quali quali il suo peggior piazzamento è stato un quarto posto.
SETTE COSTRUTTORI UFFICIALI. Il verdetto dell’ePrix inaugurale DI Formula E, un po’ monotona a dire il vero, con meno sorpassi rispetto a quelli cui il campionato elettrico ha abituato i tifosi, è, se possibile, ancora più chiaro per quel che riguarda i costruttori: la FIA ne ha riconosciuti 7, che forniscono le auto anche alle 4 scuderie “clienti”.
POCHI TEDESCHI MA BUONI. Porsche, l’unica casa tedesca rimasta a presidiare la Formula E dopo l’addio di BMW, Audi e Mercedes, ha piazzato 4 macchine fra le prime sette. La Avalanche Andretti, le cui monoposto vengono “confezionate” a Zuffenhausen, schierava Dennis, primo appunto, e Andrè Lotterer, quarto. La Tag Heuer Porsche ufficiale è arrivata seconda con Pascal Wehrlein (primo lo scorso anno in Messico davanti all’allora compagno di squadra Lotterer) e settima con Antonio Felix Da Costa.
BENE LE JAGUAR. Fra le prime nove classificate compaiono anche tre Jaguar. I risultati, in questa prima gara di Formula E, sono meno prestigiosi rispetto a quelli di Porsche, ma intanto sembrano lasciar intendere quello che alcuni temevano, ossia la supremazia di pochi marchi. La squadra cliente, la Envision, è andata meglio della casa madre, che ha perso per strada Sam Bird per un problema tecnico e con Micth Evans, il vice campione del mondo, è arrivata ottava. Con la sesta posizione di Sébastien Buemi e la nona di Nick Cassidy, il team manager Sylvain Filippi ha portato a casa più punti delle Jaguar ufficiali: un “vizio” che aveva anche quando impiegava le vetture di Audi.
IN ARABIA POTREBBE CAMBIARE MOLTO. Una rondine non fa primavera, ma una simile concentrazione preoccupa le altre scuderie. Le indiscrezioni dai muretti rivelano tuttavia che già in Arabia Saudita, dove a fine gennaio si correranno le prossime due prove, si assisterà a un’altra corsa: il tracciato è urbano e le condizioni sono diverse.
QUI I PILOTI CONTANO TANTO. Il primo ePrix delle Gen3, le monoposto più potenti (fino a 350 kW in Attack Mode, quando le Gen1 arrivavano a 180) e efficienti di sempre (per arrivare in fondo i piloti devono rigenerare in gara almeno il 40% dell’energia), ha confermato anche che più che in altre classi del motorsport la differenza la fanno i piloti, come dimostrano due casi opposti.
L’ESPERIENZA DI DI GRASSI. Uno è quello di Lucas Di Grassi, il solo ad aver preso parte a tutte e 101 la gare di Formula E disputate finora, che ha traslocato alla Mahindra, reduce da una stagione deludente. Il brasiliano ha conquistato i primi 3 punti della stagione con la “Super Pole” e ha chiuso terzo. Ha salvato il podio perché quando ha capito che le Porsche 99X Electric di Dennis e Wehrlein avevano una marcia in più le ha lasciate andare concentrandosi su chi gli stava alle spalle. Per il costruttore indiano non si è trattato di un successo “corale”. Il secondo pilota ufficiale, Oliver Rowland, ha chiuso tredicesimo, mentre delle due macchine fornite alla ABT Cupra (curioso che un marchio del gruppo Volkswagen sia sponsor di una squadra che ha una macchina di una casa asiatica) una, quella di Robin Frijns, è uscita subito in seguito a una collisione, e l’altra compare al 14° posto (Nico Müller).
L’INTELLIGENZA DI HUGHES. Il secondo è quello di Jake Hughes, il solo “rookie” della stagione, ingaggiato dalla esordiente Neom McLaren, che si rifornisce dalla Nissan (Norman Nato fuori in gara e Sacha Fenestraz fuori dai 10 nel finale per via della batteria scarica). Il britannico era stato eccellente in qualifica e aveva perso la semifinale della “Super Pole” per una manciata di centesimi in uno scontro con Dennis: il giro più bello e veloce fra quelli del pre gara. Durante la corsa ha difeso con intelligenza il suo quarto posto, che ha poi ceduto nel finale a un Lotterer, pilota ufficiale Porsche, che si era praticamente “incatenato” alla sua coda. Il compagno di squadra Renè Rast non ha finito la corsa.
MALE MASERATI, MA ERA AL DEBUTTO. E il fine settimana sarebbe stato ancora peggiore per i due marchi del gruppo Stellantis – la DS e la debuttante Maserati – se non fosse stato per i problemi con la gestione dell’energia dell’ultimo giro (i tre interventi della “safety car”, una Porsche anche quella, sono “costate” 5 tornate aggiuntive, 41 invece delle 36 previste), che è peraltro uno degli aspetti su cui si gioca la Formula E. Le premesse, ossia il test ufficiali di Valencia, non potevano essere migliori per la Casa modenese: con la Tipo Folgore, Maximilian Günther era stato il più veloce in assoluto e in 5 delle 7 sessioni di prova, seguito dalle DS Penske di Jean Eric Vergne e Stoffel Vandoorne (tre titoli in due, incluso l’ultimo, vinto dal belga). Solo poco più indietro c’era l’altra “freccia blu”, quella dell’italo svizzero Edoardo Mortara. Nelle libere messicane il solo Vergne era sembrato competitivo, mentre nelle qualifiche nessuno dei quattro piloti è riuscito ad avvicinare la fase ad eliminazione diretta. In gara Vergne si era spinto fra i primi dieci, ma alla fine ha “ceduto” scivolando in dodicesima posizione. Vandoorne ha chiuso la Top 10 (la DS Penske è la terza monoposto dopo la McLaren e la Mahindra ad andare a punti oltre alle Porsche e alle Jaguar), precedendo Günther. Mortara aveva invece centrato le protezioni in corsa dopo essere arrivato lungo in curva.
PORSCHE SU TUTTE… LARGAMENTE . Trasformando la graduatoria a squadre in classifica “costruttori” (le case ufficiali in realtà si occupano esclusivamente del retrotreno, del powertrain, del cambio e dell’inverter, oltre che del software, quindi solo di una parte delle monoposto, che invece vengono fornite per gran parte dall’organizzazione), dopo la prima gara Porsche avrebbe 62 punti, la Mahindra 18, la Jaguar 14, la Nissan 10 e Stellantis 1.