Fiat Abarth 124 Rally: 50 anni e un po’ di rimpianti
OGGI FA IMPAZZIRE I COLLEZIONISTI. Di Fiat iconiche non ce ne sono molte, quanto meno per i collezionisti, ma l’Abarth 124 Rally è una di queste. Ha compiuto 50 anni proprio nel 2022 e vanta le quotazioni più elevate, insieme con la successiva 131 Rally, tra le vetture da collezione del Lingotto con meno di mezzo secolo di età, attestandosi secondo gli specialisti tedeschi di Classic Data tra i 60 e gli 80 mila euro per esemplari stradali in ottime o perfette condizioni e addirittura 200 mila euro per una Gruppo 4 ex-ufficiale.
Derivata strettamente dalla 124 Sport Spider disegnata da Tom Tjarda, che a sua volta vantava già in origine un DNA rallistico, la Fiat Abarth 124 Rally deve gran parte della sua fama al ricco palmares agonistico e… all’assenza dei paraurti.
CORREVANO GIÀ LE “NORMALI”. L’esordio agonistico della 124 Sport Spider avviene nel 1969, quando alcuni piloti privati partecipano a rally nazionali con esemplari della prima serie, motorizzata dal 4 cilindri bialbero di 1,4 litri da 90 CV. Nel 1970 la cilindrata del motore viene portata a 1,6 litri, la potenza raggiunge i 110 CV e, con la nuova vettura potenziata, Fiat partecipa al Campionato Italiano Rally con Alcide Paganelli e Ninni Russo, conquistando il titolo nazionale.
SERVIVA UNA VERSIONE EVOLUTA. Nel 1972 Lele (Raffaele) Pinto, navigato da Gino Macaluso, vince il Campionato Europeo Rally. A questo punto ci sono tutte le premesse per dar vita a un modello “evoluto” della vettura, che prende il nome di Fiat Abarth 124 Rally. Per rendere più performante la nuova vettura la Fiat – in collaborazione con l’Abarth – decide di evolvere la decappottabile torinese in un modello ad alte prestazioni appositamente creato per le corse e, soprattutto, per i rally. Con la nascita del Campionato del Mondo Rally, inizialmente solo per Marche, datato 1973, la Casa del Lingotto vuole infatti imporsi contro le Alpine Renault A110, le Porsche 911, le Ford Escort Mk1 e le “cugine” Lancia Fulvia Coupé HF1600.
NUOVO RETROTRENO E CURA DIMAGRANTE. La biposto torinese con lo scorpione sui parafanghi sfoggia un’evoluzione del motore bialbero portato per l’occasione a 1,8 litri e 128 CV, che diventano 170 nell’elaborazione per il Gruppo 4. Per risparmiare peso le porte sono in alluminio e i cofani in vetroresina. Cambiano le sospensioni posteriori, non più a ponte rigido ma indipendenti, e anche l’aspetto è decisamente “da corsa”: senza paraurti, con i codolini di plastica ai parafanghi, il roll-bar e i sedili anatomici già nell’allestimento di serie. Per ragioni di sicurezza e per poter ottenere l’omologazione in Gruppo 4, il tetto in tela viene sostituito da un hard-top non rimovibile. La Fiat Abarth 124 Rally viene presentata a novembre del 1972 e la produzione termina nel 1975, dopo 995 esemplari usciti dalle officine Abarth di Corso Marche a Torino.
BUON INIZIO. La vettura in configurazione Gruppo 4 esordisce in gara al Rally di Monte Carlo del 1973: Pinto-Bernacchini terminano settimi assoluti. Una serie di piazzamenti prestigiosi precede la vittoria assoluta di Warmbold-Todt al Rally di Polonia, mentre al Sanremo Verini-Torriani arrivano secondi assoluti e “blindano” il secondo posto anche in campionato, dietro le Alpine Renault ufficiali.
NUOVA TESTATA E TRIPLETTA. Con la stagione ’74 arriva addirittura la testata a 16 valvole e i cavalli salgono a 200. La rinnovata 124 Abarth Rally Gruppo 4 esordisce con una tripletta in Portogallo, che vede Pinto-Bernacchini precedere i compagni di squadra Paganelli-Russo e Alen-Kivimaki, con l’equipaggio finlandese che, poi, chiuderà al secondo posto il Rally dei 1000 Laghi. La 124 Rally porterà la Casa torinese al secondo posto nel Mondiale Rally, dietro la Lancia, e al titolo italiano rally con Maurizio Verini.
UN’INIEZIONE IN PIÙ. Nel 1975 la Fiat Abarth 124 Rally adotta un nuovo cofano con prese d’aria e due fari supplementari incassati, mentre i parafanghi posteriori allargati incorporano una presa d’aria per i freni. Il motore, alimentato ora a iniezione, raggiunge i 215 CV e i 235 CV in alcuni rally su asfalto. I grandi successi della stagione arrivano con il Rally del Portogallo, in cui Alen-Kivimaki precedono l’altra 124 Abarth ufficiale di Hannu Mikkola, navigato da un giovane Jean Todt. Il successo che resta negli annali però è opera di Maurizio Verini, che conquista il Campionato Europeo Rally 1975 vincendo in Francia, Spagna, in Italia al Rally dell’Elba, in Jugoslavia e in Polonia. Nello stesso anno Verini si ripete con il secondo posto assoluto al Rally di Sanremo valido per il Mondiale. La 124 Abarth Rally verrà poi sacrificata sull’altare del marketing per far spazio alla più strategica (commercialmente) 131, che si rivelerà anche più vittoriosa.
IL PARERE DI CHI L’HA GUIDATA. Abbiamo intervistato Maurizio Verini, oggi titolare della scuola di guida sicura Master Driving, per farci raccontare come andava la 124 Abarth Rally Gruppo 4.
Cosa ricordi della 124 Abarth Rally?
Ho esordito con la 124 Abarth Rally Gruppo 4 al Rally di San Marino del 1973, valido per il Campionato Italiano, e ricordo che si cercava ancora di alleggerirla togliendo i tappetini e tutto quel che non era indispensabile per renderla performante. Ai tempi si calcolava che 10 kg persi corrispondevano a 1 CV guadagnato. Sull’asfalto siamo stati subito molto competitivi, mentre sulla terra c’era ancora da lottare, anche se l’auto era migliore rispetto alla Sport Spider 1600 con cui avevo corso fino all’anno precedente. La 124 Abarth Rally era abbastanza sincera nelle reazioni ma non andava mai dritta. Riusciva bene la manovra del “pendolo” perché era sottosterzante in entrata di curva e sovrasterzante in uscita. Il passo la rendeva molto reattiva, ma essendo leggera soprattutto sul retrotreno aveva poca trazione sui fondi scivolosi. A Monte Carlo eravamo spesso costretti a scegliere la soluzione di gomme più conservativa e in certe prove speciali i ragazzi dell’assistenza ci spingevano per farci andare avanti nei punti con minor grip.
Quali sono stati i risultati migliori?
I due secondi posti al Sanremo, anche se avrei potuto vincerlo se non ci fossero stati gli ordini di squadra di favorire la Lancia ufficiale. Ricordo ancora le prove miste asfalto-terra in Liguria, come il Passo Teglia, con la prima metà sterrata, a strapiombo sul burrone, con le slick… E ho anche buoni ricordi dal RAC Rally del ‘73 e del ‘75, con le prove segrete in mezzo alle foreste, di notte e con la neve. Là ho finito ottavo assoluto nel 1975 e 19°nel 1973 in condizioni davvero epiche. Con l’ultima evoluzione da 235 CV, che ho guidato fino al Rally di Monte Carlo del 1976, si andava veramente forte. Unico inconveniente: l’abitacolo molto basso, per cui i piloti di statura elevata, come me e Markku Alen, toccavano spesso il tetto rigido con il casco.