Bagheera U8: la Matra che s’era messa in testa di fare la Ferrari
LA PRIMA VOLTA. Se pensate che l’idea geniale della Matra-Simca Bagheera siano i tre posti allineati – soluzione rivisitata molti anni più tardi da tutt’altro genere di veicoli (dice nulla la Fiat Multipla ?) – siete sulla strada giusta. Ma siete solo a metà dell’opera. Perché infatti l’intrigante coupé a motore centrale, che mise insieme il fascino di un marchio di successo nelle corse con una meccanica, quella della Simca 1100, che più popolare non si sarebbe potuto, mancò di poco un altro primato: quello di essere la prima auto al mondo con un motore U8. Sì, avete letto bene: U, non V, perché infatti nasceva dal collegamento (e non dall’accoppiamento) di due quattro cilindri in linea, che conservavano ognuno il proprio albero motore, avevano in comune solo la coppa dell’olio e venivano messi in relazione meccanica da un albero intermedio e due catene. Una soluzione mai vista al mondo in campo automobilistico, tuttalpiù su un diesel ferroviario (e senza grande successo).
FOLLE IDEA. Quando, ad aprile 1973, la stampa è convocata in Alta Savoia per la presentazione della Bagheera, trova – in mezzo a decine di vetture di serie pronte per il test drive – un esemplare blu, con un logo U8 e una carrozzeria allungata e modificata, specie dietro. Tra l’altro ha gli stessi gruppi ottici dell’Alfa Romeo 2000 berlina, peraltro montati anche su modelli Maserati e De Tomaso. È una maquette non circolante del prototipo M560 (M550 era la Bagheera normale) con il quale la piccola Casa della Loira intende dare del filo da torcere a Ferrari e Porsche. L’idea è tanto suggestiva quanto sciagurata sul piano della realizzazione pratica, visto che mezza vettura va riprogettata: il passo si allunga di ben 23 cm, la carreggiata posteriore si allarga di cinque, la sospensione è tutta da rifare perché il motore non può più essere montato trasversalmente, come sulla versione base, ma in senso longitudinale, i freni sono da ripensare con l’adozione di dischi autoventilanti, il cambio è un cinque marce Porsche, le gomme sono più ampie e con misure differenziate sui due assi. Il motore, che è un 2588 cc, sviluppa 168 cavalli ed è un inno al doppio: ha infatti due pompe benzina, due coppie di carburatori, due filtri dell’aria, due spinterogeni e persino due bocchettoni di rifornimento.
CANCELLATA DAL KIPPUR. La fase sperimentale è per alcuni versi incoraggiante: la U8 ha una salda tenuta di strada e va forte (sul circuito di Mortefontaine vengono cronometrati 236 km/h); per contro, è rumorosa e, soprattutto, consuma come una petroliera (3,5 km/litro). Il fatto che, sostanzialmente, sia un’altra macchina rispetto alla Bagheera, comporta costi di sviluppo molto elevati che si ripercuoterebbero sul cliente finale: viene calcolato che potrebbe essere venduta a non meno di 65mila franchi, contro i 25mila della Bagheera 1300. È troppo a prescindere: figuratevi dopo la crisi petrolifera seguita alla guerra del Kippur. Il progetto viene abbandonato e dei quattro prototipi realizzati solo uno è arrivato a noi: si trova, oggi, al museo Matra di Romorantin.