La Bugatti EB110 America di Romano Artioli

La Bugatti EB110 America di Romano Artioli

Tra tutte le Bugatti EB110 costruite, spicca la storia di una “Factory car” del 1994, una SS (Sport Stradale) ovvero una versione migliorata, alleggerita e potenziata. Più agile e veloce della precedente generazione, la GT. Il numero di telaio termina con 39025. È un’auto molto particolare, perché si tratta di uno dei pochissimi prototipi completati per il mercato americano, assemblato nel rispetto delle rigorose normative a stelle e strisce, tant’è per esempio che il numero di telaio o VIN appare sul parabrezza sull’angolo basso, lato guida, in ossequio alle leggi federali americane in materia di omologazione di automobili. Tutto quanto vi raccontiamo è recentemente emerso grazie a una ricerca storica condotta da Progetto 33 (maggiori info sul sito progetto33.ch).

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Importanti modifiche per ottenere l’omologazione negli Stati Uniti
Nel 1994 la Bugatti Automobili SpA si appresta ad approdare sul mercato americano soprattutto grazie alla rete distribuzione Lotus, da poco acquisita da Romano Artioli. Partendo dalla gamma SS, viene impostato questo prototipo. Il motore viene adeguato all’uso stradale negli USA. Per questa ragione non è né un GT, né un SS; si tratta di un America. Il modello Sport Stradale è la prima versione a essere adattata per il mercato nordamericano. Le modifiche sono numerose e comprendono la struttura e le parti di collisione. Il muso della vettura viene rivisto per rispondere agli standard di sicurezza statunitensi, con modifiche sul telaio. Esteticamente, questo si traduce in un logo Bugatti posizionato più in alto sul muso, in posizione centrale appena sotto i fari, su un pannello sottile che corre trasversalmente sulla carrozzeria. Lo spoiler viene modificato, complessivamente il suo aspetto appare più fluido rispetto alla versione europea dove la sensazione è di un oggetto applicato in maniera meno armoniosa.

Fu premiata al Concorso Italiano del 1994 in California
La vettura telaio 39025, nata a suo tempo di colore grigio chiaro, viene presentata al pubblico americano durante il Concorso Italiano del 1994 a Monterey, in California, e vince il trofeo “People’s Choice”. All’inizio del 1995, la stessa è la protagonista del Chicago Auto Show che si tiene nella prima metà di febbraio. Quando l’auto rientrò dagli USA al termine del suo Press Tour di indubbio successo, Romano Artioli decise di tenere per sé questa EB110 che simbolicamente rappresentava il salto di qualità atteso per la Bugatti sul mercato più importante del mondo. Artioli amava il brand Bugatti con una passione molto profonda e una Bugatti “pur sang” non avrebbe potuto che essere blu.

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Riverniciata in uno speciale blu Bugatti
Decise quindi, di affidare ad una delle carrozzerie più rinomate al mondo il compito di riverniciare l’auto. Sarà Andrea Zagato a dare alla 39025 la livrea Blu Bugatti che ancora oggi la veste in originale. Questo pantone di blu è unico e rappresenta la quintessenza del sangue blu Bugatti. La 39025 diventa quindi, “La macchina del Presidente”. Artioli conserverà a lungo la 39025 presso lo show-room Zagato a Milano, insieme a vari prototipi che hanno reso la carrozzeria così ricercata.

Una vendita dolorosa
Fino al 2013 la macchina resterà nell’Atelier di Zagato fino a quando Artioli prenderà la dolorosa decisione di separarsene, per far fronte a nuovi progetti imprenditoriali. La 39025 viene messa quindi all’asta ed aggiudicata a Gregor Fisken, che la conserverà avendo cura di mantenerla in maniera accurata. Oggi l’auto è di Progetto 33.

Eccellenza tecnica nel settore delle hypercar
La Bugatti EB110 rappresenta un’avanguardia assoluta nel panorama dell’automobilismo sportivo degli anni Novanta, innovativa in quanto prima sportiva stradale ad essere dotata di un telaio a vasca in fibra di carbonio realizzato in collaborazione con la francese Aérospatiale, quando nessuna casa automobilistica disponeva ancora dell’esperienza necessaria per affrontare una progettualità del genere. È stata la prima hypercar ad impiegare la trazione integrale permanente con un handling eccezionale, molto superiore a quello di ogni altra concorrente dell’epoca. Il suo motore V12 da 3500 cc è dotato di 5 valvole per cilindro e 4 turbo. Un propulsore raffinato e sofisticato, che sviluppava circa 610 CV nella versione SS. Le sue prestazioni parlano per lei: 3,2 sec da 0 a 100km/h, la più rapida in assoluto all’epoca e 351 km/h di punta massima, la più veloce. Il suo record sul giro di 7 minuti e 44 secondi sulla Nordschleife del Nuerburgring nel 1993 è stato eguagliato soltanto nel 2002, 9 anni dopo. Questi sono risultati che accomunano le EB110 tra loro, specie nella versione SS. Questa vettura in particolare però, ha degli atout che sono sua unica prerogativa. È stata l’auto che ha decretato l’apprezzamento a livello globale della EB110 con i titoli vinti durante il tour negli USA, raccogliendo i consensi del pubblico americano dopo avere già riscosso successo in Europa.

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L’auto personale di un imprenditore visionario
Soprattutto, è stata l’auto personale di Romano Artioli, il visionario a cui va il riconoscimento di avere riportato in vita uno dei brand automotive che pareva ormai consegnato alla Storia, destinato ai soli ricordi e alle sabbie del tempo per un contribuito sostanziale allo sviluppo tecnologico dell’industria, grazie alla partecipazione alle competizioni, suffragato dalle vittorie ottenute sotto la guida di Ettore Bugatti attraverso il XX secolo, ma interrottosi bruscamente poco dopo il secondo dopo guerra. Icona di stile e del lusso associato all’auto da corsa, il marchio Bugatti viene prima restituito alla vita da Romano Artioli con una creazione che si dimostra un vero e proprio “Break Point” con il passato in materia di concezione, ingegnerizzazione e sviluppo di un’auto ad alte prestazioni e poi salvato da una nuova “débacle” finanziaria grazie ad un’opera di salvataggio intrapresa dallo stesso Artioli. Con ferma determinazione, Artioli renderà partecipe di questo piano nientemeno che Ferdinand Piëch, personaggio altrettanto iconico il cui nome è legato sia ai fasti sportivi della Porsche, sia alla gestione manageriale del Gruppo Volkswagen. Il grande imprenditore austriaco, che fu un visionario a propria volta, credette nei contenuti della EB110 e che essi potessero costituire la base da cui partire per garantire un futuro alla Bugatti. Rilevò così il marchio e lo mise sotto “l’ala protettiva” della Volkswagen. L’obiettivo di Artioli fu compiuto, sebbene con un epilogo diverso da come se lo era immaginato. La Bugatti sopravvisse e così è ancora oggi.

Resterà per sempre l’”auto del Presidente”
Nel 2019 la Bugatti Automobiles ha dedicato alla EB110 un modello evocativo, la Centodieci, in occasione del 110° anniversario de La Marque. Un riconoscimento nei confronti di questo modello e dell’uomo a cui se ne deve la genesi. In conclusione, la vettura di cui qui si discorre è la testimone esclusiva di una Ownership la cui valenza storica trascende i canoni di valutazione tipici per cui si dà peso a questo parametro in seno a un’auto d’epoca. Senza esagerare, si può parlare in questo caso della “Ownership definitiva”, perché alla luce di quanto appena menzionato non può esserci stata una proprietà di maggiore caratura per una EB110. Ciò che aggiunge unicità a rarità nel contesto di una storia imprenditoriale di straordinaria intensità e coraggio, che non trova una triste e arrendevole conclusione con un fallimento, ma procede floridamente nel futuro con nuovo vigore e rinnovata forza. Nel novero delle imprese umane conosciute all’opinione pubblica, si attaglia perfettamente la citazione di Winston Churchill: “Il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale: ciò che conta è il coraggio di andare avanti”. Una parte essenziale di questa storia appartiene certamente alla EB110 America telaio 39025 vestita del più autentico Blu Bugatti.

Foto di Gabriele Spalluto e Archivio Bugatti

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