L’estate avanza… che voglia matta di spiaggina
SOLE, CALDO, MARE, SPIAGGIA, VACANZE. Come può un appassionato di motori, in questo periodo dell’anno, non desiderare di mettersi al volante di una bella spiaggina? È proprio vero: questo particolarissimo “genere” automobilistico, fatto di macchine senza tetto e porte, costruite apposta per scorrazzare sulla sabbia, non passa mai di moda. Soprattutto in California, dove il mito della Meyers Manx, alias Dune Buggy, come la conoscono tutti, è ora finalmente pronto a rinascere con un modello completamente nuovo (ed elettrico) ispirato all’allegra e grintosa creazione con cui Bruce Meyers (qui per saperne di più), quasi sessant’anni fa, cominciò a popolare i sogni di intere generazioni di automobilisti. Il prossimo 19 agosto a Monterey, nell’ambito dell’evento The Quail, l’azienda, ceduta dal fondatore alla società d’investimento texana Trousdale Ventures nell’autunno del 2020, presenterà la 2.0 Electric. Ovvero la trasposizione elettrica, traslata nel nostro tempo, della mitica spiaggina diventata famosa, in Italia, grazie al film Altrimenti ci arrabbiamo del 1974 con Bud Spencer e Terence Hill. In realtà quella Dune Buggy, rossa con la capottina gialla, pur restando fedele alla ricetta originale (una leggera e sbarazzina carrozzeria in fibra di vetro sul telaio della Volkswagen Maggiolino) era prodotta dall’italiana Puma. Ma sono molti, anzi moltissimi altri i costruttori che si sono cimentati nella creazione di queste simpaticissime auto per il divertimento e il tempo libero. Ecco una rassegna illustrata delle più celebri, divise per marchio e periodo storico.
L’ORIGINALE. Prodotta dal 1964 al 1971 in circa 6.000 esemplari (ma in realtà pare siano molti di più…), la Meyers Manx (nella foto qui sopra), che deve il suo nome alla razza di gatti senza coda che popolano l’isola di Man, diventa ben presto il sogno dei giovani californiani: tutto merito del grintoso motore quattro cilindri boxer del Maggiolino, che l’allora trentottenne Bruce Meyers, eclettico “meccanico in costume da bagno” appassionato d’arte e di surf, veste con un abito fresco e sbarazzino.
L’ORIGINALE 2.0. Fedele alla filosofia e all’impostazione generale del modello degli anni ’60 e ’70, la nuova Meyers Electric 2.0 (nella foto qui sopra) ne riprende anche il look, con una scocca snella e minimalista. L’azienda – che oltre alla produzione dei nuovi modelli continua a fornire assistenza, con pezzi di ricambio dell’epoca o ricostruiti secondo le specifiche originali, ai clienti delle vetture storiche – non ha ancora fornito dati tecnici definitivi, ma entrambi i modelli previsti, uno con batterie da 20 e l’altro da 40 kWh, dovrebbero essere spinti da due motori elettrici (uno per ciascun assale) con una potenza complessiva di circa 200 CV. Non certo pochi, anzi tantissimi se rapportati a un peso che, a seconda della taglia delle pile, varia tra i 680 e i 750 kg. Credibile, alla luce di questi numeri, lo scatto da zero a cento in 4,5 secondi promesso dalla casa.
ALL’ITALIANA, SECONDO FIAT. C’è stato un tempo in cui la moda delle spiaggine ha contagiato anche la casa automobilistica più grande del nostro paese. L’idea fu di Gianni Agnelli: il patron della Fiat ha sempre amato le macchine “fuori dagli schemi” e la Fiat 500 Jolly (nella foto qui sopra), carrozzata dalla Ghia di Torino, ne è un perfetto esempio. L’Avvocato la volle come mezzo sbarazzino e di tendenza per poter battere con stile le strade e le spiagge delle località balneari più à la page: simpatica, chic, ma soprattutto così piccola da poter essere caricata sull’Agneta, la sua mitica barca a vela. Ma la 500 non è l’unico modello della Fiat a essere stato trasformato in un mezzo da divertimento: celebri, tra le altre, sono anche la 600 Jolly, sempre firmata dalla Ghia, e la 127 allestita dalla Moretti, altra rinomata carrozzeria torinese attiva a cavallo tra gli anni ’20 e ’80 del secolo scorso. In tempi recentissimi, con la Fiat 500 Jolly Icon-e, sul tema è tornato anche l’atelier milanese Garage Italia.
LA SPIAGGINA SECONDO RENAULT. Di spiaggine si sono occupati, con soddisfazione e lasciando il segno nell’immaginario collettivo, anche i nostri cugini d’oltralpe. Sotto il segno della Losanga, il mito della Renault 4 continua a essere alimentato anche dalle sue versioni “all’aria aperta”: Plein Air, non a caso, si chiama il primo modello allestito con la collaborazione della Sinpar nel 1968 e tornato sotto i riflettori lo scorso autunno con il lancio della versione elettrica e-Plein Air. Dal 1970 al 1987 la spiaggina della casa è stata la Rodéo, che ha interpretato il ruolo con un accento un po’ più militare che vacanziero, cedendo il testimone alla Frog, costruita dalla Car Systéme Style sempre sulla base della R4 ma solo per un anno (nonostante le ambizioni fossero ben maggiori).
LA RICETTA (PERFETTA) DELLA CITROËN. Rimanendo a Parigi spunta la spiaggina forse più famosa di tutte – Dune Buggy originali e “copiate” a parte. La Citroën Méhari (nella foto qui sopra), con la sua spartana carrozzeria in ABS e l’affidabile meccanica della 2CV, non ha bisogno di troppe presentazioni: è un’icona che non solo resiste egregiamente al logorio del tempo, ma ispira nuove idee. Come la E-Méhari, moderna reintepretazione a pile del mito nato nel 1968.
BRITISH STYLE. Tra le spiaggine più famose c’è anche la Mini Moke (nella foto qui sopra), nata sul finire degli anni ’50 con l’ambizione di diventare un buon veicolo militare. Alec Issigonis, il “papà” della Mini originale, la irrobustì con l’intento di renderla un mezzo di ricognizione paracadutabile, ma la ridotta altezza da terra e le ruote troppo piccole non convinsero mai l’esercito britannico. Non tutto fu perduto, però, anzi: in virtù dei bassi costi d’acquisto e di manutenzione e complice anche un look allegro e sbarazzino, l’auto riscosse un corposo successo, soprattutto tra i giovani, che in tantissimi la scelsero come compagna nelle loro avventure a cielo aperto al mare o in montagna. Oggi questa piccola e simpatica inglese per il tempo libero rivive una seconda giovinezza grazie alla Moke International Limited, che ha rilevato il marchio originale nel 2015 e oggi propone una versione aggiornata, con motore 1.1 a benzina da 68 CV, della Mini Moke.