Alpine A110 S: sì, sa come farti divertire
TRA LE CURVE SI ESALTA E TI ESALTA. Quanto può essere divertente, elettrizzante e insieme coinvolgente scorrazzare al volante di un’Alpine A 110 S su e giù per una strada di collina che sembra la prova speciale di un rally? L’abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, qualche giorno fa, nel bel mezzo delle campagne che separano Firenze e Arezzo. Più precisamente, sul passo della Consuma, dove l’asfalto è liscio come la seta e disegna traiettorie che, non fosse per le vigne e gli uliveti che si stendono a perdita d’occhio sui prati ai lati della carreggiata, sembrerebbe di essere su un circuito di Formula 1.
SI GUIDA SEMI-SDRAIATI, MA MOLTO COMODI. D’altronde l’oggetto del nostro test drive è una specie di go-kart con la targa, solo molto più potente e molto più comodo, a dispetto di quanto si potrebbe credere prima di calarsi (ma neppure troppo) nell’abitacolo, abbastanza arioso nonostante la linea di cintura, piuttosto alta. I sedili dell’Alpine A110 S, confezionati dalla Sabelt in una microfibra assai piacevole al tatto, fasciano il corpo come mute da sub, ma non “spezzano” mai la schiena, anche se, con lo schienale sia fisso, un pizzico di atletismo non guasta per sentirsi perfettamente a proprio agio.
UN BEL PO’ D’ITALIA LÀ DOVE CONTA. Per smorzare le sollecitazioni più forti, quando ci si aggrappa ai freni dell’Alpine A110 S senza troppi complimenti o sul più bello spunta un dosso che non si era calcolato, si danno un gran da fare anche le sospensioni, del tipo a doppio triangolo sia all’anteriore che al posteriore. Sono collegate a un telaio che, a definirlo un capolavoro d’ingegneria, non si corre il minimo rischio d’esagerare con i complimenti: costruito in Italia dalla Cecomp di Piobesi, alle porte di Torino, è fatto per il 96% da alluminio, è leggerissimo e granitico nel tenere la macchina “sui binari” anche quando con il piede destro sopraggiunge la tentazione di sfidare le leggi della fisica. Non è tutto, ovviamente, perché dietro quella “S” c’è molto di più. Le molle dell’Alpine A110 S, rispetto a quelle dei modelli A110 e GT, sono più rigide del 50% e le barre antirollio sono vuote all’interno, per risparmiare altri chili preziosi e fermare l’ago della bilancio poco sopra quota 1100 kg in ordine di marcia.
PRESTAZIONI DA VERA SUPERCAR. Con un “corpo” così, un cuore da 300 CV è più che sufficiente per fare una gran scorpacciata d’asfalto. A morderlo provvedono pneumatici da 18 pollici, 215/40 R18 all’anteriore e 245/40 al posteriore: una misura “giusta” per poter contare su un appoggio sempre sicuro e su una precisione di guida che metterebbe in imbarazzo una lunga lista di supercar ben più costose e potenti dell’Alpine A110 S. Il merito, in questo caso, è anche dello sterzo, che con un rapporto di demoltiplicazione di 13:1 è davvero diretto e riduce drasticamente i filtri tra i polpastrelli e la strada. Se scatenati tutti insieme, i 300 CV consentono di bruciare lo 0-100 km/h in 4,2 secondi (lo stesso tempo impiegato, decimo più decimo meno, da una Porsche 911 Carrera, che di cavalli ne ha ben 85 in più) e, in presenza dello specifico kit aerodinamico di cui è dotato l’esemplare che abbiamo provato, di sfiorare i 275 km/h.
UNA LUNGA TRADIZIONE. A sprigionarli, più che erogarli (specie nella modalità di guida Track, consigliatissima se si vuole saggiare l’enorme potenziale velocistico dell’Alpine A110 S e – molto importante – se si ha la sensibilità giusta per sopperire a un controllo elettronico della stabilità molto più lasco rispetto ai settaggi Normal e Sport) è il collaudato quattro cilindri turbo della Renault Mégane RS Trophy. Una caduta di stile, per una macchina che costa pur sempre 73.050 euro optional esclusi? Neanche per sogno: Jean Rédélé, il fondatore della casa di Dieppe, ha sempre sfruttato la meccanica della Régie, scrivendo pagine indelebili del motorsport. Insomma, buon sangue non mente…