La Porsche 911 RS 2.7 compie 50 anni
50 ANNI E NON SENTIRLI. La seconda giovinezza si scopre a 50 anni e nel caso della Porsche 911 RS 2.7 “piacersi sempre”, è d’obbligo. La mamma di tutte le Carrera più sportive compie infatti mezzo secolo, cinque decadi sulle spalle, che non fanno altro che aumentare il fascino del modello. Equipaggiata con l’iconico sei cilindri boxer da 2,7 litri a iniezione, fu la prima vettura di serie a dotarsi di splitter anteriore e spoiler posteriore. Fu proprio quest’ultimo elemento, caratterizzato da forme pronunciate e uniche, a donare alla 911 RS 2.7 il soprannome “duck tail” (coda d’anatra).
ERA UN’OMOLOGAZIONE SPECIALE. La Porsche 911 RS 2.7 era la sintesi ideale tra performance, leggerezza, aereodinamica e precisione di guida e fu concepita come una vettura da corsa omologata anche per la strada: i 500 esemplari prodotti servivano infatti alla Porsche per ottenere la convalida alla partecipazione del campionato riservato alle Gruppo 4 Special GT. Ma il successo della vettura fu tale da spingere il costruttore a costruirne 1.580 unità, di cui 1.308 con pacchetto opzionale Touring (la più venduta e caratterizzata dalla sigla M472), 200 Sport (ossia la variante alleggerita, con sigla M471), 55 da competizione e 17 nella versione base.
LA FORZA DELLA LEGGEREZZA. Il motore della Porsche 911 RS 2.7 erogava 210 CV a 6.300 giri e 255 Nm di coppia, in grado di spingere la vettura a una velocità massima di oltre 245 km/h per la versione Sport (240 km/h per la Touring). La differenza più evidente tra i due pacchetti si nota però nell’accelerazione: grazie alla “cura dimagrante” la Sport copre lo scatto “0-100” in soli 5,8 secondi mentre la Touring raggiunge i 100 km/h in 6,3 secondi. Una prestazione raggiunta grazie all’eliminazione dei sedili posteriori, dei rivestimenti in moquette e delle modanature, dell’adozione di lamierati più sottili della carrozzeria e sul cofano motore (questo in alluminio), fino alla sostituzione dello stemma con un adesivo; soluzioni che permettevano alla Sport di abbassare l’ago della bilancia di ben 155 kg, portando così il peso della vettura in ordine di marcia a 960 kg.
LA LEGGENDA DELLA “CODA D’ANATRA”. Stile e funzionalità, l’alettone posteriore della Porsche 911 RS 2.7 aveva un duplice scopo: mantenere la sinuosità della vettura, con forme adeguate e stilisticamente appropriate, e allo stesso tempo migliorare la precisione di guida della super sportiva di Stoccarda. La “coda d’anatra” è stata quindi studiata in galleria del vento e testata in pista affinché aumentasse la deportanza della vettura in velocità. Fortemente pronunciato verso l’alto, l’alettone fu studiato appositamente con questa linea affinché raggiungesse il punto limite tra resistenza aereodinamica, deportanza a terra e raffreddamento del motore. Inoltre, per migliorare la guidabilità, la Porsche decise di aggiungere alla “coda d’anatra” lo splitter anteriore e pneumatici con dimensioni differenziate per singolo asse (delle anteprime mai viste fino allora per le vetture prodotte in serie dalla Porsche).
LA PRIMA CARRERA. Carrera in spagnolo significa gara, denominazione che di fatto fece la sua prima apparizione sulle fiancate della Porsche 911 RS 2.7. Il nome fu infatti una dedica alla celebre corsa automobilistica “Carrera Panamericana”, organizzata tra il 1950 e il 1954 in Messico, intesa in Porsche come l’accurata raffinatezza tecnica che si era affermata in pista e nei rally. La sigla RS, invece, applicata sullo spoiler posteriore rimanda alla parola Rennsport, ossia “da corsa” in tedesco. Secondo molti collezionisti la Porsche 911 RS 2.7 resta la 911 per eccellenza, essendo l’icona del marchio ha infatti raggiunto valutazioni esorbitanti: come dimostra il caso del 2015, quando un modello del 1973 con pacchetto sport fu battuto all’asta per una cifra pari a circa 1 milione di euro.