Bugatti Tipo 57 S: che storia, la regina di Villa d’Este 2022
AL DI LÀ DELLA BELLEZZA MATERIALE… Pensiamoci bene: non è mai un oggetto in sé e per sé, per quanto introvabile e meraviglioso possa essere, a farci emozionare per davvero. D’accordo, se l’oggetto in questione è un’automobile d’epoca rara e preziosa, l’ammirazione scatta in automatico. E non serve essere per forza chissà quali grandi esperti in materia per carpire il fascino e la bellezza di quelle forme, eleganti e senza tempo. Per vincere il Best of Show al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este, però, serve qualcosa in più di una carrozzeria lucente e di un motore tirato a lucido che parte con mezzo giro di chiave. Per svettare tra le meraviglie di Cernobbio, (quest’anno, sulle rive del lago di Como, erano ben cinquanta), ci va innanzitutto una bella storia da raccontare. Alla giuria di esperti – il cui compito di decretare la vincitrice assoluta, in mezzo a cotanti capolavori di tecnica e stile, è stato al solito assai arduo – più di tutte è piaciuta quella della Bugatti Tipo 57 S del 1937, di proprietà del collezionista monegasco Andrew Picker.
ELEGANZA PARIGINA. Ispirata all’Art déco, la bella cabriolet, fulgido esempio di pura eleganza e diniego assoluto d’ogni forma di barocchismo, è, così pare, la prima delle quattro allestite negli anni ’30 del Novecento dalla rinomata carrozzeria parigina Vanvooren nello storico atelier di Courberoie. Un luogo mitico di cui oggi resta solo il ricordo, nella parte nord-occidentale della città, e in cui ormai quasi cent’anni fa, a cavallo tra la seconda e la terza decade del secolo scorso, sono nati autentici capolavori per le più nobili e lussuose marche automobilistiche, dalla Hispano-Suiza alla Bugatti, dalla Bentley alla Rolls-Royce. La Bugatti Tipo 57 S è senza dubbio tra le creazioni più celebri della Vanvooren, ma lunga è la lista di vetture di super lusso carrozzate per la casa di Molsheim: Tipo 43, 44, 46, 49, 50 (tra cui pure quella da corsa che partecipò alla 24 Ore di Le Mans nel 1931), 55 e, appunto, 57.
IL MOTORE RITROVATO. Da sola tuttavia, ancorché straordinaria come quella della Bugatti Tipo 57 S, una carrozzeria sarebbe potuta non bastare per primeggiare in un parterre di altissimo livello come quello schierato sul prato del Grand Hotel Villa d’Este. Ecco allora che un punto addizionale, certamente decisivo nell’economia del giudizio finale, arriva dal motore. L’otto cilindri in linea di primo impianto, in una vita così lunga e complice anche l’avvicendarsi di una decina di diversi proprietari, era andato perduto. A quanto pare uno dei possessori dell’auto, un ex vicepresidente della General Motors, l’aveva rimpiazzato con un assai meno nobile V8 americano di origine Buick – si dice, sempre, per fare alcuni esperimenti. Fatto sta che per una buona quarantina d’anni, del motore originale, non è spuntata alcuna traccia. Fino a quando, come per miracolo, è apparso inserzionato sul web. Come fosse – naturalmente con il massimo rispetto parlando – il bicilindrico di una Fiat 500. Che storia…