Motus, un grande viaggio alle origini dell’auto
NELLA NOTTE DEI TEMPI. Chi se ne intende almeno un po’ sa bene che è la Benz Patent-Motorwagen del 1886 la prima vera automobile “moderna”, ovvero spinta da un motore a combustione interna. Ma come si è giunti alla realizzazione di un triciclo che, pur così gracile e antico, è a tutti gli effetti il diretto antenato delle macchine che guidiamo tutti i giorni? Il viaggio, scandito da tappe una più affascinante dell’altra, è così lungo da perdersi nella notte dei tempi. A raccontarlo, con riproduzioni eseguite a regola d’arte, straordinari pezzi originali, disegni ingialliti dal tempo e animazioni digitali, è una bella mostra ideata dal Museo Galileo di Firenze con il Museo del Sidecar di Macerata e allestita in collaborazione con l’Associazione Civita e il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, dove rimarrà aperta fino al prossimo 25 settembre.
UN OMAGGIO AI PRECURSORI. Intitolata Motus: preistoria dell’automobile, la rassegna è un favoloso omaggio ai precursori della mobilità autonoma. Fabbri, orologiai, artigiani esperti in legni, metalli e ingranaggi le cui invenzioni, a volte folli, quasi sempre visionarie, hanno tracciato con coraggio, passione e sorprendente creatività il lunghissimo percorso che dall’invenzione della ruota ha portato, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, alla nascita e all’affermazione dell’automobile. Invenzioni senza la quali, con ogni probabilità, i pionieri delle quattro ruote, da Henry Ford a Giovanni Agnelli, da Armand Peugeot ad André Citroën, non sarebbero riusciti a trasformare l’auto da spettacolare oggetto di divertimento a mezzo di trasporto in grado di rivoluzionare le vite di milioni di persone, cambiando per sempre il nostro modo di spostarci e d’intendere libertà di movimento.
UNA PASSEGGIATA NELLA PREISTORIA DELL’AUTO. Il percorso espositivo – da effettuare preferibilmente in rigoroso ordine cronologico, così da non perdere nemmeno un tassello dell’articolato puzzle che i curatori Giovanni Di Pasquale e Costantino Frontalini hanno allestito per raccontare passo passo la preistoria dell’automobile – è un’avvincente lezione di storia della tecnologia. E affrontarla non sui banchi dell’università, ma passeggiando sotto luci soffuse delle sale di uno dei musei più belli del mondo, è un’occasione più unica che rara per poter toccare con mano argomenti di solito appannaggio di pochi studiosi. Ci si diverte un mondo ( e ci si stupisce ancor di più) nel passare in rassegna i modelli, tutti realizzati da Frontalini in dodici, lunghi anni di meticoloso e appassionato lavoro. Alcuni sono in scala ridotta, come la spettacolare torre d’assedio mobile di Demetrio Poliorcete, risalente al 304 a.C.: alta due metri e trenta e corazzata con piastrine di ferro, in realtà di metri in altezza ne misurava 46 ed era mossa da un gigantesco argano, nascosto al suo interno e azionato da 150 soldati scelti.
UNA MOSTRA CHE TOCCA IL CUORE. La maggior parte delle ricostruzioni sono però a grandezza naturale. Come il carro automotore di Leonardo Da Vinci, che il grande inventore e scienziato toscano immaginò di far muovere con l’energia di un motore a molla. O come il triciclo meccanico di Stephan Farfler, orologiaio bavarese del XVII secolo che, avendo perso l’uso delle gambe da bambino per una terribile caduta, da adulto per potersi muovere in autonomia progettò un carretto a tre ruote mosso da una manovella. Di lui e di tanti altri inventori, straordinari eppure sconosciuti in raffronto ai giganti dell’automobile, racconta Motus. Una rassegna che è scienza, tecnologia, cultura. Ma che è anche e soprattutto emozione, se si pensa che tutto ebbe inizio 4500 anni fa. Però se ne ha fatta di strada, da allora, la ruota…