Asta Bolaffi, 5 idee originali per chiudere l’anno in bellezza

Asta Bolaffi, 5 idee originali per chiudere l’anno in bellezza

Si chiude il sipario motoristico sul 2021 di Aste Bolaffi, che più volte durante l’anno ha solleticato il palato dei collezionisti con auto, moto e ciclomotori provenienti da diverse collezioni private. Domani a Torino finiranno sotto il martello del banditore 60 auto classiche di varie case, epoche e condizioni. Ce n’è per tutti, ma a noi hanno colpito queste perle nascoste che – probabilmente – per il grande pubblico non saranno eccitanti come un Dino o una 964 ma dal punto di vista collezionistico sono buone idee (a buon mercato) da mettere sul radar.

Aste-Bolaffi-Fiat-500-Castagna

#47 LA CITYCAR ONE-OFF. Castagna è un nome leggendario nel firmamento italiano del coachbuilding. Il carrozziere milanese, rinato negli anni duemila dopo decenni di oblio, nella prima decade del nuovo millennio ha rivestito anche la moderna Fiat 500, con alcune versioni spiaggine a passo corto (qualcuno ricorderà le foto di una di queste spinta fuori dal Palazzo di Ghedaffi alla caduta del regime) e qualche Woody Wagon, omaggio alla 500 B Giardiniera con gli inserti di legno (una versione allungata della moderna city car uscita ben prima della 500 L ufficiale). Con stime di incasso tra i 40 e i 50mila euro, rappresenta una bella opportunità per buttarsi nel filone del collezionismo di pezzi unici o in piccola serie (questo è il telaio #3 della 500 moderna). In fondo è quello che ha fatto il mammasantissima Corrado Lopresto, ovvero acquistare pezzi unici nel momento in cui non se li filava quasi nessuno e che adesso valgono un capitale. Ah, perfetta anche per la stagione fredda grazie alla trazione integrale di derivazione Panda (così come il motore 100 HP). 

Aste-Bolaffi-Magnum-Fissore-La-Forza

#37 IL GIPPONE IGNORANTE. Se vi piacciono le incomprese, c’è solo una macchina per voi all’asta di Bolaffi: uno stupendo Magnum Fissore del 1997. Esteticamente è una Fiat Uno che ha esagerato col botulino e i carboidrati (anche se firmata da Tom Tjaarda, decisamente più famoso per la De Tomaso Pantera, mentre meccanicamente è un Iveco 40E-10 (versione civile del VM 90 dell’Esercito, quelli che pattugliano le città per Strade Sicure). Nato per competere con i maxi-fuoristrada americani e con le Range Rover, non ha mai fatto breccia nel cuore del pubblico nonostante sia stato venduto anche negli USA con il nome La Forza (lì aveva i V8 benzina di Detroit, da noi i più paciosi VM di Ferrara a gasolio) fino a inizio anni duemila. Poteva essere la grande suv italiana, invece da noi le comprò solo la Polizia (che li ha usati per anni, senza grossi problemi se non di consumi proibitivi). Dimenticato e bistrattato, arriverà prima o poi anche il suo momento: meglio mettersene uno in garage, potrebbero bastare 15-20 mila euro.

Aste-Bolaffi-Zele-1000-Zagato-1

#38 L’ELETTRICA DI DESIGN. Questa è un’idea per voi, collezionisti di auto d’epoca del futuro. Un giorno tanto lontano ci tele-trasporteremo da un posto all’altro e ricorderemo con nostalgia anche le ‘ora futuribili’ auto elettriche. Ma se in quel momento avere in box la ‘Tesla di mio nonno’ o la ‘Smart elettrica con cui mia madre mi portava a scuola’ sarà banale, voi potrete distinguervi dalle masse con una ultra-rara Zele 1000, il prototipo di auto elettrica da città pensato da Zagato nel 1973. Questo esemplare è perfetto, usato direttamente dalla famiglia Zagato e con tutte le dotazioni dell’epoca. Potrebbe essere raro come una maglietta #23 dei Chicago Bulls prima dell’era di Michael Jordan. Un oggetto da futuri collezionisti snob, ma con tanto contenuto tecnologico per l’epoca: aveva un’autonomia di 70 km. Più che giustificati i 15-20 mila euro della stima

Aste-Bolaffi-Gran-Tourisme-Alpine-1

#13 LA MINI TURBATA DI LAMBRATE. Lentamente certo, ma il mondo sta riscoprendo la Mini della Innocenti. No, non quella della Leyland assemblata su licenza a Lambrate e che nulla aveva da invidiare al capolavoro di Issigonis, ma quella nostrana, quadrata. Se vi piacciono gli Anni ’80, vi conquisterà in 10 secondi: livrea bicolore argento e antracite con interni in velluto beige, motore turbo piccolo ma ugualmente insensato. Fu la prima citycar tricolore col turbocompressore, ma “non piaceva alla gente che piace” come la Y 10 Turbo, che arrivò dopo ma conquistò tutti. Una macchina figlia di un periodo non tra i più felici per la casa di Lambrate, ma comunque rappresentativa di un’epoca di eccessi e di eccentricità. Potrebbe tornare in auge come altre creature degli anni italiani di Alejandro De Tomaso, ad esempio la prima vituperata e ora ricercatissima Maserati Biturbo. Pensateci ora prima che le quotazioni salgano, questa volta ve la potreste cavare con 10-15 mila euro.

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#18 L’ALTRA GTA. Si scrive GTA, si legge Alfa Romeo. E invece NO, questa Gran Tourisme Alpine è uno dei pochi esemplari di Alpine prodotte nel 1985, una delle sette rimaste in versione stradale di una pattuglia di 69 vetture preparate per l’Europa Cup Renault. Classica racer stradale Anni ’80 con tutto il pacchetto: predisposta per il roll-cage, serbatoio di sicurezza, alleggerita a 950 kg e altri accorgimenti pronto-pista. Una belva da 260 cavalli, che spesso viene dimenticata (anche dalla stessa casa transalpina) a vantaggio della sempre iconica A110. Mentre quasi tutte le altre hanno fatto una brutta fine, questa ha avuto vita tranquilla in quanto regalo per il concessionario Renault di Rieti per le vittorie nel trofeo monomarca. Con uno sforzo stimato tra i 30 e i 40 mila euro potreste accaparrarvi questa scorbutica e squadrata sportiva di razza, e non la solita Porsche 944. (Testo: Cesare Sasso)   

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