MV Superveloce, lo dice la parola stessa

MV Superveloce, lo dice la parola stessa

È l’anno dei vaccini, delle riaperture, delle vacanze quasi normali. Finalmente. E così sono tornate le code in autostrada, visto che siamo tutti in giro. Anche con moto riportate nel loro ambiente naturale, dopo mesi di garage umidi e antri sotterranei: ovvero le strade tutte curve, fatte di pieghe vista mare, monti e laghi. In una parola sola, Italia. Tutta questa premessa per dire che quando ci siamo chiesti quale sarebbe stata la moto giusta per raccontare un momento storico come questo, e cioè il ritorno in sella (più o meno metaforicamente), non abbiamo avuto dubbi. E abbiamo scelto lei, l’MV Agusta Superveloce. 

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L’EVOLUZIONE DELLA SPECIE. Inutile che fai quel sorrisetto furbo di chi ha capito tutto. Non l’abbiamo voluta per questo nome che ci è tanto familiare. Ma perché stradali così, nate dall’incrocio di design e cavalleria, sono il biglietto da visita della storia motociclistica nostrana. Pensa solo alle Gilera 500 da GP, o alle splendide Bianchi con cui cominciò a correre perfino Nuvolari. La sto prendendo troppo alla lontana? E allora cosa mi dici delle mitiche 125 due tempi degli Anni ’90? Ecco, questa MV è l’ultima evoluzione di quel concetto che riesce tanto bene ai costruttori nostrani. E che il mondo ci invidia: veloce, con stile. Anzi, Superveloce. 

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L’ITALIANA VISTA DA UN INGLESE. La carena, con quel cupolino che è un gigantesco omaggio a Giacomo Agostini, è firmata dall’infallibile Adrian Morton. E non è un caso che una cosa così sia venuta in mente proprio a un inglese che ha ancora negli occhi l’Ago capace di infilare tutti gli altri nel TT dell’isola di Man. La bicolorazione, completa l’opera: visto che sa di titolo iridato. Per fortuna però le carene laterali lasciano a vista un po’ di telaio a tralicci e quel tanto che basta del motore. I due selfie più sexy? Quello col codone, con quel fanalino in cui si chiude la linea di tutta la moto e ovviamente il cupolino, con gli specchietti che spuntano dalle estremità dei manubri e la mettono giù ancora più dura. Già che ci siamo, prima di prendere e partire, c’è qualche altro dettaglio che merita. Come la cinghia in cuoio che attraversa il serbatoio per il lungo. Una citazione delle corse che furono? Certo che sì, ma non è solo un vezzo estetico, perché ha anche un paio di funzioni pratiche: tipo proteggere la vernice dalle cerniere graffianti di giacche rapaci. Per non parlare del fatto che, al casello, ti dà la mano che manca sempre quando devi fare il giocoliere con carta, guanti e biglietto. Come? Puoi sempre infilarci sotto qualcosa. Altra citazione, questa volta non del tempo che fu, ma addirittura di un altro mondo. Guarda sul carter di destra, il motore è firmato dal meccanico che l’ha ‘costruito’. Come succede con le supercar. Questo l’ha fatto Giuliano Langella. Bel lavoro, Giuliano, ti devo almeno un caffè. E per finire, giochiamo a trova le differenze. Guarda le frecce dietro, ti do dieci secondi e dimmi cosa noti di diverso. Hai bisogno dell’aiuto da casa o ti basta un indizio tipo: a destra ci sono gli scarichi? Esatto, quel l’indicatore lì ha un’armatura supplementare in metallo, per evitare di sciogliersi sul più bello. 

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SPARTANA A CHI? Mettiamo che nella vita di tutti i giorni sei abituato agli scooteroni. O a una GS qualsiasi. Be’ allora, appena sali in sella ti sembrerà impossibile che una posizione appollaiata come questa, con i gomiti più bassi delle ginocchia possa essere comoda. Eppure fidati, io che mi sono sparato i soliti 200 chilometri di trasferimento in A4, ti dico che lo è. La sella, praticamente inesistente, ha il look da monoposto per cui ci monti su e ti senti un figo da GP, ma poi, dopo un po’ di strada ringrazi il cielo che come sempre l’abito non faccia il monaco. Tutti bravi a dire che le moto sono comode finché pieghi, ti muovi, fai succedere qualcosa che non sia solo contare i moscerini che si stampano sulla visiera, mentre va in onda quella noia infinita che è l’autostrada. In questo caso, va detto che il cruise control aiuta a rilassare la destra quel tanto che basta per non stare sempre in tensione con la manetta (che ti ricorda che se la spalancassi un po’ si archivierebbe prima la pratica). A proposito di cruise. Va bene che si possa mettere solo nella marcia più alta, va altrettanto bene che non si possa pigiare inavvertitamente, ma da qui ad aver bisogno di aiutarsi con l’altra mano secondo me ce ne passa. La butto là, e se si studiasse un bel pulsante dietro, che uno lo possa premere con l’indice come quello del lampeggio? 

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NON SOLO SUPERVELOCE… Oltre al look, c’è anche un’altra cosa che ti riporterà indietro negli anni. Il rumore che fa il motore quando la accendi. Una scampanata capace di resuscitare i morti, è uno choc assolutamente sconsigliato ai deboli di cuore. Trattasi di suono che sa di balle di fieno lungo il percorso, di cinegiornali saltellanti, di tute in pelle rigorosamente nere e di caschi a scodella tricolori. Dura un attimo, poi torni nel 2021, con un minimo che vibra poco o niente e il motore che ruggisce sì, ma educatamente. Questo tre cilindri, montato trasversalmente, è un 798 cc con 147 cv. Ma è dalla coppia massima di 88 Nm a 10100 giri che capisci una cosa: quanto gli piaccia prendere i giri. Per non lasciarseli scappare più. E così le accelerazioni sono un crescendo che fa niente che sulla Luna ci sono già andati perché tanto tu stai puntando a Marte. Le sei marce sono distanziate così bene che le usi sempre tutte. E, grazie al cambio Quick Shift, le spari dentro come una mitraglia, dimenticandoti frizione e, soprattutto, di chiudere il gas. E perdere la priorità acquisita. Ricordati, anche se è difficile che tu possa davvero dimenticartelo, è pur sempre una moto (super)sportiva. Quindi devi essere deciso col cambio. Colpi secchi e nessun tentennamento e hai trovato un perfetto compagno di giochi. Te la ricordi la pubblicità della Pirelli su potenza e controllo? Bene, perché tutto questo ben di dio sarebbe sprecato se non ci fosse un telaio a cui piace tenere le cose in ordine. E così ti ritrovi a spalancare il gas anche col controllo della trazione a 0 (su 8 livelli disponibili), perché tanto sai che le bestie sono ingabbiate a dovere. Il bilanciamento dei pesi, con l’avantreno prensile, assicura inserimenti decisi, precisi (anche grazie alle gomme Pirelli Diablo Rosso Corsa II). Insomma, tutto ti dà sicurezza. In generale le sospensioni, pluriregolabili, ti accorgi che sono dure solo sulle strade che non amano. Quelle cittadine. Mentre i freni, che aggiustano i calcoli sbagliati (quello dietro), o calmano i bollenti spiriti (le due pinze davanti) sono modulabili anche a velocità da ciclomotore. La coppia mista pompa Nissin e pinze Brembo fa sempre strabuzzare gli occhi, ma siamo gente di mondo e tra moglie e marito… Tra le modalità di guida, quella che va bene per tutti i giorni è ovviamente la Sport (o la Custom se non sai rinunciare al tuo essere nerd). La Race la apprezzerai soprattutto sulle strade della vita, quando ti ricordi che hai un conto in sospeso con un paio di curve da raccordare. E il gas più reattivo ti aiuterà ad aver sempre ragione. E poi c’è la Rain. Adesso mettiti pure comodo che ti racconto una cosa. Una sera torno a casa, annuso l’aria, guardo l’app e chiedo a Siri. Tutto mi dice che domani pioverà. Bene. Così la provo sul bagnato, mi dico. Il giorno dopo un cielo da cartolina con un sole mio in fronte a me grande così. Per ripicca la metto lo stesso in Rain e esco. Sarà che era domenica, sarà che ero cotto dopo una settimana bestiale, sarà quel che vuoi, fatto sta che mi sono innamorato di questi cavalli telefonati, ovattati. Che scalpintavano come in un film, guardato dal divano, magari dopo il pranzo della festa. Una Superveloce in modalità giro in Vespa è davvero un’esperienza che non ti aspetti. 

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CHIACCHIERE DA BAR. Le endurance di Veloce son storie di chilometri passati insieme. A volte racconti il sole negli occhi, altre solo gran code in autostrada. Voglio dire, non ti puoi aspettare un test drive col bilancino. Ma una chiacchierata al bar con gli amici sì. E in questo caso è ovvio che il primo giro di spritz è tutto su linea, telaio e motore. Su come, sotto i 200 km/h, potrebbero anche essere 130 o 70 che tanto è piantata sempre uguale. Bisogna lasciar scorrere un altro po’ di alcool perché si cominci a parlare di cose come lo spazio che c’è sotto il sellino del passeggero, dove ci stanno tranquillamente documenti, powerbank e un lucchetto per il disco. Un altro argomento altrettanto dilettevole può essere l’interasse di 1380 mm, motivo per cui i misti le piacciono tutti. Lenti, veloci, non la trovi mai impreparata. Il motore è sempre pronto (te l’ho già detto), il telaio anche e il peso in ordine di marcia ampiamente sotto i 200 kg aiuta di sicuro. Morale, a saltar di qua e di là ti fai un regalo. Come pure a scendere in quelle curve che sai, per star lì a vedere quanta spalla si può mai consumare in una sola piega. A proposito di consumi, ma parlando di benzina: purtroppo manca un indicatore del livello. C’è la spia della riserva, vero, quindi non ti ritrovi a secco all’improvviso, ma nel dubbio ogni distributore era mio… Il cruscotto è ok. Anonimo da spento, completo da acceso. Tra l’altro si potrebbe collegare direttamente al telefono con un’app. Ti confesso che ci ho anche provato, ma non ho vinto. Ho ritentato. Non ho vinto un’altra volta. Allora ho lasciato stare perché tanto l’unica cosa che mi sarebbe servita davvero era vedere il navigatore. E francamente poter telefonare in MV e dire ‘scusate, mi sono perso, ve la riporto quando ritrovo la strada’ mi è sembrata un’occasione troppo ghiotta per continuare a smacchinarci sopra. 

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