BMW, il futuro sarà 100% elettrico? Forse no
Il maxipacchetto di misure ambientali ‘Fit for 55’ approvato lo scorso luglio dalla Commissione Europea prevede che entro il 2035 tutte le automobili nuove in vendita nei paesi dell’Unione europea siano a emissioni zero. Nei documenti non c’è scritto, ma il provvedimento sancirebbe, di fatto, la fine dei motori a combustione. Per l’Acea, la principale associazione europea dei costruttori di automobili, fissare a tavolino lo stop a benzina e diesel a una data così prossima è “irrazionale”, perché nel sostenere gli sforzi per “rendere l’Europa a emissioni zero entro il 2050, come previsto dalla proposta di legge sul clima” le case automobilistiche non possono permettersi di rinunciare a priori a una singola tecnologia – in questo caso, il motore endotermico. Al netto delle perplessità e di una certa reticenza da parte della maggior parte delle aziende a convertire in tempi così brevi la loro intera produzione, la direzione verso una sempre più massiccia elettrificazione del parco auto europeo è ormai tracciata.
NON C’È FRETTA. Il percorso, tuttavia, riserva ancora numerose incognite e al momento in pochi, tra i grandi player del settore, sembrano essersi davvero convinti che l’auto alla spina sia l’unica soluzione possibile per ridurre l’impatto sul clima delle loro attività. Così, in tempi in cui la narrativa automobilistica quasi impone annunci e proclami altisonanti sulla corsa verso l’elettrico, c’è chi temporeggia e attende a piegarsi al vento del cambiamento. È il caso della BMW, che ha ribadito la propria posizione sul tema al salone di Monaco, dove ha sì presentato la iVision Circular, un prototipo che è un inno all’ecosostenibilità, ma ha precisato che al momento si tratta solo di un’idea di come potrebbe essere un’auto di lusso nel 2040. Vent’anni sono un orizzonte piuttosto lontano, in un’epoca in cui il ciclo vitale dei modelli è ormai ridotto all’osso e le auto invecchiano con una rapidità eccezionale, e il responsabile della divisione sviluppo della casa dell’elica, Frank Weber, lo ha fatto intendere nel corso di un’intervista rilasciata ad Auto News proprio in occasione della kermesse bavarese.
AUTO ELETTRICHE: LE DOMANDE IMPORTANTI DA PORSI. Secondo Weber, quando si parla di mobilità elettrica la domanda da porsi non è tanto “quando smetteranno di esistere i motori a combustione”, bensì “quando il sistema in cui operiamo e viviamo sarà davvero pronto ad assorbire così tanti veicoli a batteria”. Il manager invita a una riflessione sul reale impatto positivo delle “energie rinnovabili”, nonché sulla concreta fattibilità di una “rete di ricarica” capillare ed efficiente su scala continentale. E si chiede: “Gli automobilisti sono davvero pronti?”. C’è poi un altro aspetto che non può essere sottovalutato, perché strettamente legato all’organizzazione del lavoro delle case automobilistiche: “Al momento – spiega Weber – abbiamo un sacco di risorse che lavorano sui motori a combustione, ma a mano a mano mi troverò a doverle dirottare su progetti che vertono sull’elettrificazione. Non ha alcun senso mettere in atto la transizione verso l’elettrico da un giorno all’altro se prima non si è sicuri, come azienda, che tutto funzionerà senza intoppi e, quindi, senza effetti indesiderati sulla società e sull’economia. Sono questioni molto importanti, sulle quali è necessario riflettere bene”.
BENZINA E DIESEL NEL MIRINO. Per questo, per il momento, la BMW preferisce osservare con un certo distacco il boom dell’auto elettrica e continuare a investire sui motori a scoppio, attualmente in fase di aggiornamento in vista delle severe normative antinquinamento Euro 7. Un obiettivo non semplice da centrare, perché tra le proposte al momento al vaglio della Commissione europea ce n’è una che prevede la conformità dei veicoli ai livelli massimi di emissioni ammessi in ogni condizione di utilizzo. Tradotto, significa che un’auto non deve emettere un grammo di CO2 in più del previsto “nemmeno se traina un rimorchio in montagna a 3.000 metri di altezza con una temperatura esterna di -20°C. Sarebbe come vietare surrettiziamente il motore a combustione”, conclude Weber. Senza però assumersi la responsabilità di farlo con una legge.