Le Ferrari a 6 cilindri da corsa: le Sport

Le Ferrari a 6 cilindri da corsa: le Sport

Con percorso parallelo alle monoposto (qui per saperne di più) il V6 Dino trova il suo campo di espressione anche nelle fascinose Sport a ruote coperte. La prima dotata di questo motore è un esemplare allestito nell’aprile 1958 (bisogna precisare: non è una Dino ma una Ferrari equipaggiata con un V6 Dino), seguito da una variante di 2.9 litri montato dopo poche settimane su un’altra barchetta; entrambe montano il V6 di 65° simile a quello installato nella F2 1500 che ha debuttato in gara all’inizio del ’57: ai primi di aprile ’58 una barchetta denominata 196 S corre insieme a una monoposto al Sussex Trophy a Goodwood. Peter Collins arriva secondo. Agli inizi di maggio Mike Hawthorn, con una seconda Sport, probabilmente una Dino 296 S dotata di un tre litri monoalbero, arriva terzo in una gara di contorno al GP di F1. Queste Spider hanno le fattezze di una 250 Testa Rossa ma con calandra anteriore piena (senza parafanghi “scavati”) che rende le forme più gradevoli. Inizia, quindi, la produzione effettiva: sono allestiti un manipolo di esemplari con stile simile alla 250 TR V12 di Pininfarina.

Ferrari 246 SP (Foto: Archivio Ferrari)

Ferrari 246 SP (Foto: Archivio Ferrari)

FERRARI 246 SP. Dopo un primo approccio con la monoposto 156P prototipo la palla passa a Carlo Chiti, che ha l’onore/onere di progettare una barchetta Sport. Il tecnico toscano inizia il lavoro nei primi mesi del 1960, la macchina finita appare alla consueta conferenza a Maranello nel febbraio ’61. È in assoluto, la prima spider da competizione del Cavallino con motore centrale-posteriore. È, in pratica, una 156 F1 con telaio più largo e sospensioni a ruote indipendenti. Chiti installa il V6 Dino di 65° come punto di partenza: un motore piccolo aiuta a gestire lo spazio ristretto per motore e trasmissione. Un layout posteriore, inoltre, aiuta il bilanciamento. Poi Chiti avrebbe potuto passare a motori più grandi. La 246 SP inizia male alla 12 Ore di Sebring (ritiro) ma vince la Targa Florio con Hill/Gendebien e arriva terza alla Mille Chilometri del Nurburging. Il 24 febbraio ’62 a Maranello ecco le nuove spider per la stagione che va a iniziare I motori delle Ferrari SP hanno varie configurazioni, con V6 e V8. La 246 vince ancora la Targa Florio e sull’Inferno Verde, in un continuo percorso evolutivo anche in ottica downsizing: la 246 SP, infatti, evolve in 196 mentre le sorelle crescono in 248, 268, 286. Nel ’63 si torna al ’12’: nasce la 250 P.

Dino 166 P (Foto: Archivio Ferrari)

Dino 166 P (Foto: Archivio Ferrari)

166 P: LA PRIMA ‘BRANDIZZATA’ DINO. La genealogia della serie Dino riprende il suo corso nel 1965: nello scenario del grande accordo Fiat-Ferrari appare il prototipo 166P, la prima volta di una macchina di Maranello con il marchio Dino sul musetto. Ricorda, nel design, le sorelle maggiori con dodici cilindri. Il telaio tubolare da 228 cm di passo accoglie un piccolo 1.6 e viene vestito con un leggero vestito di alluminio: è alta meno di un metro e pesa meno di 600 kg. Lorenzo Bandini e Nino Vaccarella la portano in gara per la prima volta alla Mille Chilometri di Monza ma l’asfalto (che comprende anche la pista Sopraelevata) è terribile e si ritirano già al primo giro. Ma si rifà nelle settimane successive e conquista ottimi risultati (tra cui un 4° posto al Nurburgring e la vittoria alla Trento-Bondone) per poi tornare a Maranello ed essere aggiornata con motore due litri; la nuova ‘206P’ con inedita carrozzeria barchetta si lancia sulle salite: Lodovico Scarfiotti diventa campione europeo della Montagna 1965.

Dino 206 S (Foto: Archivio Ferrari)

Dino 206 S (Foto: Archivio Ferrari)

L’ULTIMA DINO ‘SPORT’ DA CORSA: LA 206 S. L’inizio di febbraio ’66 si apre con il consueto vernissage al quartier generale. Il Drake introduce la 330 P3 e la 206 S, l’ultima evoluzione sul tema Dino. Il suo 6 cilindri due litri è la metà esatta del V12 quattro litri e fornisce circa 220 cv con carburatori o iniezione. Il telaio è vestito con una pelle mista di alluminio e fibra di vetro realizzata a Modena dalla Sportcars di Piero Drogo. Questo modello è iscritto nella categoria 2 litri del Mondiale Sport. All’acquisto è possibile scegliere la carrozzeria coupé o spider. La Dino 206S: conquista il 2ndo posto alla Targa Florio, il 2° e 3° al Nurburgring e 6° alla Mille Chilometri di Spa-Francorchamps. L’iniziale programma prevede almeno cinquanta esemplari ma ne sono costruiti solo diciotto. (Immagini per gentile concessione dell’Archivio Ferrari)

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