Carramba, che (brutta) sorpresa!
Non so se sai come funziona coi coccodrilli. Di solito i giornalisti bravi ce li hanno già bell’e pronti (e parlo degli articoli commemorativi, quelli che si pubblicano quando muore qualcuno insomma). Così quando succede l’irreparabile basta aggiungere un’ultima pennellata per non farlo sembrare scritto da mesi e: visto, si stampi! Ecco, in questo caso però è tutta un’altra storia. Perché una bomba come Raffaella Carrà, be’ nessuno si aspettava che a un certo punto si potesse davvero disinnescare. Un po’ perché, oltre ad essersi inventata un mestiere che prima di lei in Italia non esisteva ancora, quello di showgirl, sapeva benissimo che la prima regola del successo è: non stufare il pubblico. Per questo dava tutto sul palcoscenico, ma teneva ben chiuse le porte di casa. Nella buona e, come si è visto, nella cattiva sorte.
L’EMILIANA CRESCIUTA IN ROMAGNA. Nata a Bologna da padre romagnolo e madre siciliana (1943), Raffaella Maria Roberta Pelloni, deve il nome di battaglia al regista Dante Guardamagna che lo prende in prestito dal pittore (Carlo). La Carrà comincia col cinema, a meno di dieci anni è già sui grandi schermi, nel ’63 ha un ruolo ne’ I compagni di Monicelli e nel ’65 recita pure con Frank Sinatra. Ma il salto lo fa nel decennio dopo, quando ormai anche il piccolo schermo, quello della televisione, è pronto per lei. E l’esuberante Raffaella dà subito scandalo mostrando all’Italia ormai imborghesita che è arrivato il momento di darsi una scossa. Mostrando l’ombelico (nella sigla d’apertura di ‘Ma che musica maestro!’). Dall’esordio col botto a ‘Pronto Raffaella’ passano meno di 15 anni, ma la Carrà è già un monumento nazionale. Anzi, internazionale (non a caso è personaggio televisivo femminile europeo dell’anno). Perché Raffaella va forte ovunque: la Spagna diventa la sua seconda patria, il Sud America la terza. Quindi che la canticchiassero mamme e nonne di mezzo mondo non deve sorprenderti. Ma il fatto che il suo Tuca tuca intonato dal mio professore di chimica delle superiori fosse il temibile stacchetto che preannunciava interrogazioni indiscriminate (a chi tocca tocca), ti fa capire che influencer e tormentoni li ha inventati lei. Ma la Carrà non funziona sono in TV. Mettila in cucina, come ha fatto Scavolini, e diventa la più amata dagli italiani. Preistoria? Può darsi. Se sei un millennials per te la Carrà è soprattutto l’adrenalinica colonna sonora della festa sulla terrazza ne’ La grande bellezza (pensa che c’è addirittura chi dice che l’Oscar a Sorrentino sia arrivato soprattutto per questo ritmo travolgente).
DONNA E MOTORI. Sicuramente tutte queste cose, a parte quella del mio professore, le sapevi già. Però forse non ti ricordi che la Raffa nazionale è stata la prima icona femminile del motorismo italiano. Erano gli anni che volanti e manubri erano soprattutto roba da uomini, più o meno machi. Eppure alle porte della contestazione, degli anni di piombo, le italiane cominciavano a sognare l’indipendenza, la libertà. Ci voleva qualcuna che avesse il coraggio di metterci la faccia, per guidare questa rivoluzione dei costumi. Per fortuna c’è. E mette tutti d’accordo. A tal punto che due acerrime nemiche come Vespa e Lambretta la usano, in annate diverse, come volto (e non solo) sui rispettivi calendari. Ma se in quello di Pontedera Raffaella è Pin-up tra Pin-Up, in quello lombardo è un’icona dello stile contemporaneo, trasgressivo e sbarazzino. Ma non dimenticare che sono anche gli anni della Mini, e la Carrà è il personaggio perfetto per raccontare agli italiani anche quest’ennesima cambio di passo. Insomma, se anche nell’ultimo spettacolo televisivo ‘A raccontare comincia tu’ (2019), al volante ci vedi ancora lei, non è un caso. I numeri uno non si fermano mai.