Un sogno possibile: le coupé Anni ’70 e ’80 pt.1
Negli Anni ’70 e ’80 i sogni a quattro ruote erano le Porsche 911 e 928, l’Aston Martin V8, Ferrari BB e 308, la Jaguar XJS, la Lamborghini Countach, la Maserati Merak, l’Alfa Romeo Montreal… E negli strati più bassi? Anche qui le auto sentivano l’esigenza di produrre emozioni, sentire l’ebbrezza di un tetto basso sopra la testa, una posizione di guida vicino a terra, il parabrezza inclinato e il motore dietro la schiena… Naturalmente il bello era poter ottenere tutto questo anche con un budget più ‘umano’. In due puntate ecco le ‘nostre’ sportive veloci a listino tra gli Anni ’70 e ’80 e che ancora oggi fanno girare la testa.
FIAT 128 COUPE’ 1971. Nel 1969 l’obsoleta Fiat 1100 ha una nuova erede, un modello carico di novità ed espressione di modernismo: la nuova 128 ha quattro sospensioni McPherson, motore trasversale (da 55 cv) progettato dall’Ing. Aurelio Lampredi e circuito frenante sdoppiato con dischi anteriori. Nel ’71 entra in una dimensione sportiva: al Salone di Ginevra debutta la 128 Rally con motore 1300, pronta per le gare, e in autunno, a Torino, esordisce la 128 Sport Coupé: è una tre porte con un piccolo volume aggiuntivo in coda, economica e sportiva, in linea con i gusti del periodo. Il telaio è accorciato e rinforzato, le carreggiate più larghe. È fruibile con motore 1.1 o 1.3 e due allestimenti: Sport o SL (Sport Lusso), meglio equipaggiata. In coda l’accesso al bagagliaio è garantito da uno sportello. Lo stile è facilmente riconoscibile: fari rettangolari sulla 1100, due coppie di fari tondi sulla 1.3. La versione base fornisce 64 cv (per oltre 155 km/h di punta massima) mentre la 1.3 con carburatore doppio corpo dà ben 75 cv e permette di raggiungere circa 165 km/h. Nel 1975 la Sport Coupé viene sostituita dalla 3P. Il design si trasforma in una forma fastback con portellone posteriore che incrementa molto lo spazio interno: da 320 litri con layout a 4 posti a 920 con il divanetto posteriore abbattuto. Nuovi anche i fari posteriori, formati da due coppie di tre luci, e il rivestimento in gomma per i paraurti. Grazie ai motori aggiornati cresce la coppia e diminuiscono i consumi. Non ci sono ulteriori aggiornamenti fino al ’78, quando appare la Sport Coupé, ultima configurazione della 128 Coupé: si riconosce per i paraurti in nero opaco, cornici dei vetri in nero, scritte ‘128 Sport’ sulle fiancate e spoiler posteriore alla base del lunotto. Nessuna variazione sui motori: 1.1 da 65 o 1.3 da 73 Cv. Il suo ciclo di vita si conclude nel 1980.
TALBOT-MATRA MURENA 1980. Nel 1941, mentre i tedeschi occupano Parigi, nasce la Matra (Mécanique Avion Traction), attiva nell’aeronautica e armamenti. Cresce nella lavorazione della plastica e nel ’64 entra nel settore automobilistico: acquisisce la Automobiles René Bonnet e cambia il nome in Matra Automobile. i Nel ’70 con la vendita delle operazioni alla Simca (già Chrysler Group), nasce la Matra-Simca. Nel ’73 viene presentata la Bagheera a tre posti e nell’80, con la cessione di SIMCA al Gruppo PSA, rinasce anche lo storico blasone Talbot. L’erede della Bagheera è la Murena, ‘brandizzata’ Talbot-Matra. Viene sviluppato un telaio zincato ad hoc con carrozzeria in vetroresina e cambio manuale a cinque marce. Lo stile è creato dal designer Antonis Volanis, che ha già collaborato alla Matra M530 e alla stessa Bagheera. Ne risulta una forma piacente, ben armonizzata con il layout a motore centrale e tre posti (con quello di guida tutto a sinistra). È in listino con due propulsori: il 1.6 della Talbot Solara con 82 cv e il 2.2 della Talbot Tagora (parente della Peugeot 604) con 118 cv e 200 km/h di velocità massima. Talbot sviluppa un ulteriore kit di potenza per la 2.2 che la porta a 140 cv per 210 km/h di punta massima. La Murena S è in vendita solo nell’ultimo anno di commercializzazione (solo in Francia). La produzione, termina nell’estate dell’83, con oltre 10600 esemplari all’attivo.
VOLKSWAGEN SCIROCCO TYP 53/53B 1974. La produzione della Passat comincia a Wolfsburg nel maggio ’73 ed è l’inizio di un epocale cambio di rotta per Volkswagen nell’ottica delle economie di scala e di esigenze più moderne. Nel marzo ’74 è il turno della Golf, l’inizio dell’era delle hatchback. Nello stesso periodo la affianca una vettura più affusolata e seducente. Infatti, con il pensionamento della Karmann-Ghia succede qualcosa di importante: va in pensione il boxer quattro cilindri ad aria e si forma un vuoto nello spazio finora occupato da un coupé sportivo a marchio VW. Il nuovo progetto EA398, affidato alla Karmann, sfocia nella 53, la Volkswagen Scirocco. Questa si avvale della firma dell’Italdesign di Giugiaro a cui fa seguito l’ottimizzazione in galleria del vento. La piattaforma è della Golf ma il resto della meccanica è ottimizzato in chiave sportiva e creare un coupé seducente. La Scirocco entra in listino con due motori, 1.1 e 1.5, e tre potenze, da 50 a 85 cv (versione base, ‘L’ o ‘TS’ in abbinamento al cambio a 4 marce). Nel 1976 la gamma raggiunge il top con la versione GTI. Si tratta di una Scirocco sportiva nel senso autentico perché forte del quattro cilindri 1.6 con iniezione Jetronic della Golf e capace di ben 110 cv e 185 km/h. Nel ’77 con una piccola modifica il parabrezza accoglie un unico tergi. Nel ’78 si aggiorna: tra le novità, gli indicatori avvolgenti sugli spigoli del frontale, paraurti in materiale plastico, montanti B in nero. Nel ’79 arriva il cambio a cinque marce e nel febbraio ’81 si conclude la produzione con oltre 504mila esemplari. La Scirocco II Serie dell’82, o 53B, sfoggia un nuovo design concepito in casa. La piattaforma resta immutata, le modifiche riguardano la carrozzeria (più aerodinamica) e lo spazio interno (più ampio). In coda spicca lo spoiler a metà del lunotto. La Scirocco MK2 resta in listino fino al ’92 e monta oltre dieci motori spaziando da un 1.3 con otto valvole al 1.8 bialbero 16 valvole da 140 cv della GTI. A conclusione del suo mandato entra in scena la Corrado.
Aver dimenticato la migliore del gruppo, l’Alfasud Sprint, è un delitto…
Ciao! Domani con la ‘parte 2’ vedrai che non l’abbiamo dimenticata