Direzione riviera: torna la Milano-Sanremo
Dal 1906 è un appuntamento di grande tradizione – più vecchia di qualche mese della blasonatissima Targa Florio – pur rimanendo abbordabile come durata e percorrenza. Più che una gara, ancorché combattuta, la Milano-Sanremo è una grande celebrazione della figura del gentleman driver. Certo, la moderna rievocazione storica ti porta anche a guidare a passo d’uomo attraverso il Quadrilatero della Moda meneghino in un giorno feriale, che per certi motori di una volta è una vera tortura; ma se poi hai voglia di sfogare i pruriti pistaioli ti appaga con i giri liberi nel tempio della velocità, Monza. E infine, dulcis in fundo, arrivi al mare dopo una quantità adeguata di curve, prove speciali e check point da attraversare con precisione al millesimo di secondo. Il tour perfetto, insomma.
PARTERRE DI CLASSE. E perfezione è quello che respiri guardando certe macchine, come la Lancia Dilambda ‘Blue Shadow’ del 1930 di Francesco Sole, magnifica dopo un restauro a dir poco ossessivo, una più umile ma eterna Mini Cooper o persino l’imbucata di lusso, la nuova fiammante GT di Maranello, la Roma. Ovunque ti giri vedi bellezza, tanto inconfutabile quanto poco ostentata. Sono 75 le vetture a salire sui pressostati – quasi lo stesso numero del 2019 – in larga parte condotte da equipaggi italiani (ma non passa inosservata la mini-pattuglia polacca), per quello che rappresenta il primo appuntamento del Campionato Italiano Grandi Eventi di ACI Sport riservato alle gare di regolarità classica (gli altri sono la Coppa d’Oro delle Dolomiti, il Gran Premio Nuvolari e la Targa Florio); infiltrate fuori classifica anche una manciata di belve dei giorni nostri: un piccolo battaglione Euro 6 a trazione modenese, quattro Ferrari su sette. Tanti cavallini rampanti che però non fanno passare inosservate le AMG GT della Mercedes, partner di lunga data dell’evento. Poco nutrita invece la rappresentanza dei club, ma i nomi sono quelli giusti: Scuderia del Portello, CMAE, Ferrari Club Italia, Registro Porsche, Brescia Corse e pochi altri.
TRA LOMBARDIA, PIEMONTE E LIGURIA. Nel percorso di quest’anno c’è tutta la voglia di rinascita del mondo delle storiche, ormai da troppo tempo relegato nei garage con le assicurazioni staccate. Gli organizzatori ci hanno messo un po’ di tutto, dalla free practice all’Autodromo di Monza alla passerella fighetta nel centro di Milano, dallo sconfinamento – per la prima volta – verso Alba allo scollinamento in Liguria con tanto di rievocazione della bella vita nella piazzetta di Portofino (d’altronde se ti fai 700 chilometri in 3 giorni su una Alfa Romeo 6C 1750 Zagato del 1929 qualche privilegio ti spetta di diritto). Se giovedì e venerdì sono giornate più morbide, il sabato il percorso si fa più croccante con le speciali tra i tornanti del Turchino e del Faiallo, un passaggio rapido nel centro di Genova – anche questa una novità – e la rievocazione, a fine rassegna, del Circuito di Ospedaletti. Magari il nome non vi dice nulla, vi basti sapere che si tratta di un circuito cittadino su cui si disputarono tanti Grand Prix fino agli Anni ’50 e che il record della pista è di un certo Ascari su Ferrari. Insomma, macchine pettinate di ogni epoca, un percorso gustoso e un mix di mondanità e bei panorami. Se la Milano-Sanremo fosse un cocktail, sarebbe probabilmente un Vodka Martini: equilibrata ma inebriante. Un evento charmant ma non pretenzioso, che avvia al meglio – anche se in ritardo – la stagione dei motoristi classici.