Maserati MC20: ora è pronta. Anche per la pista!
Ne abbiamo apprezzato le linee eleganti e aerodinamiche. Ne abbiamo scoperto tutti i segreti, dalla progettazione virtuale alla produzione rigorosamente ‘made in Modena’. Ne abbiamo provato i primi prototipi. Ora è il momento di tirare le somme, guidando su strada e in pista i primi esemplari della nuova Maserati MC20. Un’auto che va oltre i numeri, che pur fanno paura: 630 cavalli (ben 210 cv/litro la potenza specifica!), 730 Nm di coppia (roba da incollarvi al sedile…), limitatore a 8000 giri (valore stratosferico per un motore turbo). E se proprio non potete fare a meno dei dati, annotatevi anche i 2″9 per lo ‘0-100’, 8″8 per lo ‘0-200’ e 325 km/h di velocità massima. Fine delle cifre, e via alle emozioni vere…
OCCHIO A NETTUNO. Un V6 per una supercar? Roba da far storcere il naso ai puristi delle sportive con motore posteriore centrale. Eppure questo tremila biturbo, che in Maserati hanno chiamato Nettuno in onore al dio del mare armato di Tridente, ha dimostrato nei fatti di giocarsela a testa alta coi migliori V8 (e pensiamo a Ferrari F8 Tributo o a McLaren GT) e persino V10 (quelli di Audi R8 e Lamborghini Huracán). La particolare accensione a precamera, che sfrutta una tecnologia rubata dalla Formula 1, gli regala un timbro caratteristico, ma non per questo meno coinvolgente. Soprattutto quando si aprono in automatico le valvole attive nel circuito di scarico: avviene a 5000 giri se sfruttate la modalità di guida GT (quella di default all’avviamento), o a 3500 giri nella più reattiva Sport. E se non conoscete le mezze misure, provate a ruotare per qualche secondo in più il selettore fra i sedili, e passate alla modalità Corsa: scarichi sempre aperti, motore e cambio a doppia frizione sfruttati all’inverosimile, differenziale autobloccante elettronico pronto ad assistervi nelle scodate di potenza e nei trasferimenti di carico.
IN PISTA COME A CASA. Le curve dell’autodromo di Modena hanno dato il loro riconoscimento al lavoro di sviluppo della Maserati MC20. Un lavoro che è iniziato al calcolatore, passando poi al simulatore (oltre 10mila km ‘virtuali’ percorsi nei moderni laboratori del Tridente) per concludersi ovviamente su strada e in pista per validare le scelte fatte al computer. Non c’è dubbio che la progettazione virtuale abbia avuto un ruolo chiave nell’accelerare la gestazione di questa supercar, che raccoglie – almeno idealmente – la pesante ‘eredità’ della MC12, anche se in quel caso si trattava di un’auto realizzata in soli 50 esemplari, più 12 destinati alle corse. Anche per la nuova nata del Tridente è già prevista una versione da gara, come pure sono in programma la variante spider e quella elettrica, quest’ultima spinta da ben tre motori. Il bello è che tutte queste ‘mutazioni genetiche’ sono basate sulla medesima struttura in fibra carbonio, che non varia le geometrie ma solo le caratteristiche fisiche di robustezza in base alle esigenze specifiche.
FIGLIA DELLA MOTOR VALLEY. Tutto lo sviluppo della parte in carbonio è stato svolto con la collaborazione della Dallara, specialista nella ricerca e nell’utilizzo di questo materiale, tanto robusto quanto leggero (e costoso). Lo si ritrova anche a vista nelle ricercate porte ad ‘ali di farfalla’, che a differenza di altre supercar non costringono a difficili contorsioni nel salire a bordo. Numerosi anche i dettagli della carrozzeria, come spoiler e deflettori nella parte bassa della MC20. Questi, però, a dire la verità sono optional. L’azienda di Varano de’ Melegari ha dato il suo supporto alla Maserati anche nella messa a punto dell’aerodinamica. In primis, fornendo la propria galleria del vento. Ecco quindi nascere un fondo completamente carenato e superfici studiate al millimetro per non dover ricorrere a fastidiose appendici aerodinamiche. E pur senza vistosi spoiler si arriva a una deportanza di 100 kg a 200 km/h.
TORNIAMO A PROVOCARLA. Sarebbe una bugia dire che abbiamo sentito gli effetti dell’aerodinamica durante i nostri giri nel circuito di Modena, ricco di curve e molto tecnico, ma non certo veloce. E spiccare, semmai, sono l’immediata confidenza che la Maserati MC20 dà, a dispetto delle prestazioni mozzafiato. Nelle reazioni al limite il comportamento è progressivo e sincero. Lo sterzo, reattivo e precisissimo, fa sempre quello che ci si aspetta. E lo stesso vale per il posteriore, dove la generosa gommatura di 305/30 R 20 (quelle davanti sono delle 255/35 R 20) dà tutto l’appoggio che serve. E quando si decide di ‘farla partire’, lo fa in modo prevedibile e ben gestibile. E comunque in modalità Corsa non si perde del tutto il ‘paracadute’ del controllo di stabilità, che lascia spazio al divertimento, ma che interviene quando le cose si mettono veramente male.
ABITACOLO RACING. È sempre in Corsa che si può mettere alla prova il launch control. A differenza di altre supercar, per schizzare come proiettili nella Maserati MC20 è sufficiente premere un tasto sul volante: è sulla destra, mentre a sinistra c’è quello per l’avviamento. In questa modalità il cruscotto digitale di 10,3” (stessa misura dello schermo per l’infotainment centrale) assume le sembianze di un display di un’auto da gara. L’aria ‘racing’ si respira anche per l’abbondante uso di Alcantara, in primis per la plancia, e di fibra di carbonio. Quest’ultima in alcuni punti è di serie, come per il rivestimento della consolle centrale, e in altri a richiesta, tipo per i lunghi paddle del cambio dietro al volante o per la palpebra sopra il cruscotto. Dello stesso materiale si possono avere anche i gusci dei sedili, con imbottiture rivestite in pelle e Alcantara.
VA ANCHE A SPASSO. Nell’uso di tutti i giorni la Maserati MC20 sa anche essere comoda. Gli ammortizzatori a controllo elettronico filtrano bene le irregolarità dell’asfalto e lo sterzo ‘digerisce’ bene pure i cordoli delle rotonde, che non si ripercuotono sul volante. Preziosi anche alcuni gadget tecnologici. A partire dal sistema di infotainment con Android Automotive, che consente il controllo da remoto dell’auto e che si aggiorna in rete, come si farebbe con uno smartphone. Furbo pure il display che rimpiazza lo specchietto retrovisore interno: mostra le immagini nitidissime riprese dalla telecamera alle spalle del V6. E un’altra è sopra la targa, per le manovre di parcheggio. Uscendo dalla città, invece, torna in auge la meccanica: quella del possente V6, delle sospensioni a triangoli sovrapposti, dello sterzo chirugico e del cambio tanto confortevole quanto fulmineo, in base ai desideri. (Testo: Giovanni Lopes)