veloce15 n.25: il numero (di cilindri) perfetto è il 3?

veloce15 n.25: il numero (di cilindri) perfetto è il 3?

Non c’è due senza tre e ti domandi chissà poi perché. In realtà, trattasi di numero magico. Unico e trino, piace alle religioni che lo idolatrano per quella sua mal dissimulata perfezione. La trinità cristiana arriva molto tempo dopo le piramidi, versione 3D della forma geometrica che le rende immortali, il triangolo. E anche se per beghe tra numeri primi Renato Zero gli dice no, è proprio quella sua marcia in più che fa vedere le cose con una nuova prospettiva: le terre smettono di essere piatte e il mondo acquista profondità (che larghezza e altezza ce le aveva già). Tutto questo nel linguaggio motoristico si traduce in allungo. Ecco, il tre ha questo che il due non ha. Senza arrivare agli ingombri del quattro (un quadrato), il triangolo mette d’accordo prestazioni e dimensioni.

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All’inizio, va detto, il terzo faceva un po’ la figura del pistone, lì in mezzo come un incomodo. Per questo le leggende metropolitane dicevano che sarebbe stato difficile da raffreddare, che avrebbe mangiato olio. Che, che, che. Eppure, questa soluzione era così avanti che gli ingegneri la promuovono alla classe superiore. Quella delle macchine. Non è un caso che oggi le triplette le trovi incastonate nei telai di moto blasonate come MV e Triumph, ma anche custodite nei vani motore di giocattoli per bimbi cresciuti (come la GR Yaris e la i8). Insomma, una riprova che il pensiero laterale, il dubbio che si insinua tra due contendenti, fa godere il terzo. Del resto si sa, due occhi guardano sempre dalla stessa parte e due orecchie sentono sempre le solite cose. Il nuovo numero di veloce15 lo trovate qui. Buona lettura!

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Un commento su “veloce15 n.25: il numero (di cilindri) perfetto è il 3?”
  • Alberto Spriano ha scritto:

    Il tre cilindri in linea con manovelle a 120° con accensioni 1-2-3 o 1-3-2 provocano vibrazioni oscillanti causate dalle tre accensioni in due giri, come dire uno scoppio ogni 240° in pratica, ogni giro c’è un’accensione e mezza.

    Il paradigma dei motori tre cilindri, quattro tempi è l’MV Augusta dell’ing. Giuseppe Bocchi, ma si tratta di un motore che doveva durare una corsa e vincere niente di più. Girava ad altissimo numero di giri ed i manovellismi e il volano erano alleggeriti, per cui le discontinuità di coppia del tre cilindri risultavano meno fastidiose in quanto lo squilibrio delle forze d’inerzia di primo grado è meno avvertibile. Ma si trattava di una motocicletta da 150 kg.

    Diverso un mezzo a quattroruote con una massa superiore e regimi di utilizzazione più bassi e un contro albero di bilanciamento delle fasi che riduce questo effetto indesiderato.

    È un palliativo?

    Dipende da quanto durerà il motore e dai costi di manutenzione.

    È meglio togliere un cilindro e aggiungere un controalbero di bilanciamento che assorbe energia ed aggiunge peso o addirittura il volano bi-massa o avere un più bilanciato quattro cilindri in linea?

    Dopo 50.000 km. avrete la risposta…

    Personalmente, non ho alcun dubbio.

    Preferisco essenzialità, equilibrio ed affidabilità.

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