Auto elettrica: vorrei tanto, ma non so
Insomma, come al solito, è tutta colpa dei giornalisti. E magari è pure vero. Vediamo perché questa volta: secondo una recente ricerca voluta da Honda quasi tre italiani su quattro (74 percento) credono che la propria prossima auto sarà un’ibrida ma, nonostante le intenzioni, più della metà (58 percento) di chi oggi guida un modello diesel o benzina ritiene di non saperne abbastanza per essere in grado di passare alle motorizzazioni elettrificate e vorrebbe vederci più chiaro. Secondo la ricerca commissionata da Honda sarebbe in questo gap informativo il motivo per il quale la media temporale con cui un’automobilista italiano decide di acquistare un modello ibrido sia lungo ben dodici mesi. Per Andrea Isoni, esperto di Scienze Comportamentali presso la Business School di Warwick che ha collaborato con Honda per questa indagine, a mancare non sono le informazioni, il problema è che ce ne sarebbero fin troppe. “E questo – dice l’esperto – determina una naturale incapacità nel gestirle e approfondirle in modo consapevole. Esprimiamo la naturale e antropologica necessità di conoscere i dettagli di ogni cambiamento prima di intraprenderne uno e assumere una decisione importante (ad esempio, acquistare una nuova vettura) può rischiare di farci disperdere energie nervose e portarci ad un punto morto. A quel punto, rimuoviamo le iniziali propensioni al cambiamento e scegliamo opzioni più familiari. Nel caso di specie, comprare un’altra auto diesel o benzina, perché lo abbiamo già fatto e ci appare l’opzione più rassicurante“.
I RISULTATI DELLA RICERCA. Con l’obiettivo di aiutare gli automobilisti italiani a compiere scelte sostenibili, Honda ha sviluppato il quiz-test ‘What’s Your Gap?’ con l’ambasciatrice ufficiale Elenora Pedron che incrocia opinioni e attitudini personali per calcolare la nostra propensione ad abbandonare le auto termiche, espressa in termini di mesi. Dalla ricerca commissionata da Honda emerge che i clienti di auto ibride si considerano dei veri e propri pionieri. La metà (50 percento) afferma di voler provare le nuove tecnologie prima che a farlo siano amici e parenti, rispetto al 33 percento di chi ha una vettura a combustibili fossili. La maggioranza dei clienti di vetture diesel o benzina manifesta una certa ritrosia nel cambiare modello e il 27 percento di loro è d’accordo nel dire che l’acquisto di un’ibrida sarebbe ‘un salto nel buio‘. Quando si parla di ambiente, la maggior parte degli automobilisti italiani (87 percento) è preoccupata per il cambiamento climatico; secondo la ricerca, i clienti di auto ibride provano un forte senso di responsabilità verso l’ambiente rispetto a quelli di auto con motori endotermici (29 percento contro 23 percento) e accettano di definirsi ambientalisti (70 percento contro 61 percento). Non a caso, i due terzi (67 percento) degli acquirenti di auto ibride manifesta un sentimento di orgoglio verso la propria auto, rispetto al 48 percento della controparte a guida endotermica.
CON L’IBRIDO SI VA LONTANO. La ricerca indica anche che le idee sbagliate sull’autonomia delle vetture ibride continuino a generare esitazione tra i clienti che vorrebbero abbandonare le auto diesel e benzina, e l’80 percento di loro considera questo problema quello più impattante nella scelta finale. Questa limitazione, tuttavia, appare più presunta che reale, dal momento che una volta acquistato il modello ibrido la metà dei clienti (60 percento) non ritiene fondamentale conoscere l’autonomia dell’auto quando si mette al volante. “L’impegno di Honda è quello di elettrificare i suoi principali modelli a quattro ruote entro il 2022. È fondamentale rendere la tecnologia ibrida conosciuta e diffusa, facendo comprendere quanto l’autonomia di un full hybrid rappresenti un falso problema, offrendo anzi un vantaggio in termini di efficienza rispetto alle stesse versioni benzina o diesel; a parità di prestazioni, l’autonomia è più elevata e le emissioni più basse”, spiega Simone Mattogno, direttore generale di Honda Italia. Che è come dire anche le Case auto devono fare la loro parte. Giornalisti assolti? Solo a metà.