Auto elettriche, l’Europa sorpassa la Cina
Europa batte Cina sulle auto elettriche nel 2020 e il trend è destinato a confermarsi, con gli italiani che danno il loro contributo sostanziale. L’analisi deriva da un white paper, che se si vuole sono documenti un po’ di parte – perché nessuno li pubblicherebbe per sostenere qualcosa di contrario ai propri interessi – , ma zeppi di numeri che illuminano la realtà o almeno aiutano a capire le cose come stanno andando. A firmare i report dal titolo ‘La mobilità sostenibile e i veicoli elettrici’, è Repower, l’azienda energetica che qualche interesse nella mobilità eco ce l’ha, ma le cifre parlano abbastanza chiaro e confermano l’andamento in crescita del mercato europeo delle vetture a batteria e ibride. Secondo il white paper, nel 2020 l’Europa ha sorpassato per la prima volta la Cina nell’acquisto di veicoli elettrici, almeno in termini di quota: Bev e Phev (ibridi plug-in) sono passati nel vecchio continente dal 3,3 percento del 2019 al 10,2 percento del parco circolante nel 2020, contando i paesi dell’Ue e dell’Efta (European Free Trade Area), incluso il Regno Unito. Nello stesso periodo, la quota in Cina è aumentata dal 5,1 percento al 5,5 percento.
LE PREVISIONI. Il documento, che cita Deloitte, prevede per i veicoli elettrici un tasso di crescita annuale del 29 percento nei prossimi dieci anni, con vendite totali che passeranno dai 2,5 milioni del 2020 agli 11,2 milioni nel 2025, per poi raggiungere i 31,1 milioni entro il 2030. Sempre secondo Deloitte, nel 2030 quasi metà (49 percento) delle auto elettriche vendute nel mondo sarà in Cina, mentre Europa e Stati Uniti avranno rispettivamente il 27 percento e il 14 percento delle immatricolazioni globali. Guardando poi alle quote di auto elettriche sul totale delle auto immatricolate nei singoli Paesi, nel 2030 la Cina avrà il 48 percento di vetture elettrificate, quasi il doppio degli Stati Uniti mentre in Europa sarà elettrico il 42 percento del nuovo venduto. Saranno i veicoli elettrici a batteria (Bev) a dominare, con 25 milioni di veicoli venduti nel 2030 contro circa 5 milioni di Phev.
A EST, A OVEST. La Cina, che nel 2020 ha fatto registrare circa 1,37 milioni di auto elettriche vendute, vanta un parco circolante ecologico che rappresenta il 47 percento del totale mondiale. Più lenti gli Stati Uniti con un totale di 345mila veicoli elettrici (Bev+Phev) venduti su un totale di 14,67 milioni di veicoli nel 2020, con Tesla a fare la parte del leone: delle 245mila auto esclusivamente elettriche immatricolate negli States, 196mila (pari al 79 percento) sono modelli del marchio californiano.
E L’ITALIA? Fa la sua parte, complici anche gli incentivi, del resto diffusi anche nel resto d’Europa. Lo scorso anno, come già abbiamo raccontato, mentre c’è stato un crollo delle vendite di veicoli termici, sono volate le immatricolazioni di quelli eco (full electric e plug in hybrid) che hanno toccato quota 59900 contro le 17065 nel 2019, con un aumento del 250 percento. Vendite a parte la pandemia ha riacceso l’amore per l’auto nel Belpaese. Secondo il white paper di Repower, il 34 percento dei cittadini italiani sostiene di aver modificato le proprie modalità di spostamento a causa delle restrizioni, con il 56,7 percento che dichiara di preferire l’auto perché più sicura, mentre i mezzi pubblici vengono scelti solo da 2 italiani su 5 (22,5 percento). In crescita anche le e-bike, con il 30 percento degli italiani che si dicono propensi all’acquisto.
Molto preoccupante è la situazione strategica intrapresa dal Partito Comunista Cinese sugli elementi di terre rare dov’è la Cina è il più grande produttore e l’Europa non ne ha e ne ha bisogno.
Questa è la nostra più grave debolezza, una vera e propria dipendenza che ci condannerà ad un ruolo subalterno e dipendente.
A poco valgono le strategie tracciate dall’UE nella “Resilienza delle materie prime critiche: tracciare un percorso verso una maggiore sicurezza e sostenibilità”.
L’attuazione del Green Deal e della nuova strategia industriale per l’Europa verso la neutralità climatica, sposterà l’attuale dipendenza dai combustibili fossili alla dipendenza dalle materie prime critiche dov’è le terre rare sono protagoniste in negativo.
O si intraprendono nuove ricerche tecnologiche o l’Europa sarà sempre più debole e dipendente e noi con essa.
Disprosio, europio, terbio, ittrio, praseodimio, neodimio, grafite, nichel, cobalto, manganese, litio sono i nomi più quotati della transizione elettrica e le domande che ora tutti si fanno in questo mercato in grandissima crescita sono:
“Basteranno per tutti? E a quale prezzo?”