Alfa Romeo Firsts: tutto avanti, ecco l’Alfasud
Commercializzata dal 1972 al 1984, l’Alfasud venne presentata in anteprima al Salone dell’Automobile di Torino del 1971. Era una berlina a quattro porte e due volumi – con una coda che gli americani definirebbero fastback – a trazione anteriore, mossa da un quattro cilindri boxer; una completa rivoluzione tecnica per la Casa di Arese che fino a quel momento aveva sperimentato la trazione anteriore soltanto su prototipi come la Tipo 103 dei primi Anni ’60. I freni erano a disco su tutte e quattro le ruote – quelli anteriori erano inboard per ridurre le masse non sospese – mentre per quanto riguarda le sospensioni, l’Alfasud utilizzava un assale rigido con parallelogramma di Watt al retrotreno e uno schema di tipo MacPherson davanti. Il nuovo motore boxer – che permise a Giugiaro di donare all’Alfasud un bel frontale basso e sportivo – aveva una cilindrata di 1186 cc con raffreddatamento ad acqua per 63 cv di potenza massima: forniva prestazioni tutto sommato discrete, sicuramente superiori a quelle delle rivali del tempo. Dotata del cambio manuale a quattro marce, l’Alfasud raggiungeva i 153 km/h, velocità di tutto rispetto a quell’epoca per una vettura del suo segmento.
I PROBLEMI, IL SUCCESSO. Nonostante gli interni fossero stati concepiti per avere un’impostazione sportiva, alcune finiture apparivano spartane: pavimento in gomma, sedili in sky, plancia assemblata con plastiche economiche. La dotazione era comunque di buon livello: volante e sedile di guida regolabili in altezza/posizione e impianto di ventilazione in primis; inizialmente mancavano contagiri e servofreno, ma vennero poi aggiunti poco dopo. Per costruire l’Alfasud, la Casa di Arese decise di realizzare un nuovo impianto di produzione a Pomigliano d’Arco in provincia di Napoli: una scelta quasi obbligatoria per l’Alfa Romeo, al tempo ancora a partecipazione statale e che causò non pochi grattacapi. Ma nonostante l’onda lunga della protesta operaia del 1969 e gli iniziali problemi di qualità, a partire dalla precoce corrosione dei pannelli carrozzeria – risolti solamente nel ’77 con il lancio della seconda serie – l’Alfasud ha scritto una delle più importanti pagine del storia dell’Alfa Romeo con oltre un milione di esemplari prodotti in dodici anni di carriera. Una vera e propria scommessa per il Biscione che completava la trasformazione a marchio automobilistico di grande serie e che abbiamo approfondito qui in occasione della #AlfaWeekVeloce.
Trovassi Giorgetto Giugiaro gli porrei una domanda imbarazzante:
“Perché quel design deludente a coda tronca dell’Alfasud per Alfa Romeo e quel capolavoro della Golf MK1 per Volkswagen?”
Opel con la Kadett E del 1984 si ispirò largamente all’Alfasud. Il motivo? Il Cx di appena 0,32.
Ciò nonostante là Golf MK1 resta la più paradigmatica hot hatch di tutti i tempi. Toglietegli i paraurti ed il suo design è ancora attuale e universalmente apprezzato.