Maradona, la leggenda e le sue automobili
Il mondo piange oggi El Pibe de Oro. Dopo esser resuscitato più volte dalla sua vita sregolata, questa volta non ce l’ha fatta. Ci lascia così un genio del calcio, un eroe nazional-popolare, un paladino degli ultimi, una leggenda per la sua Argentina e per la città di Napoli che tanto amava e che tanto gli ha dato. Un campione assoluto, forse il migliore di tutti i tempi.
I SUCCESSI. In una carriera da professionista più che ventennale ha militato nell’Argentinos Juniors, nel Boca Juniors, nel Barcellona, nel Napoli – 188 presenze, 81 gol, 2 scudetti, una Coppa Italia e un Supercoppa Italiana – nel Siviglia e nel Newell’s Old Boys. Poi è diventato allenatore. Con la nazionale argentina ha partecipato a quattro Mondiali – 1982, 1986, 1990 e 1994 – vincendo da protagonista il torneo del 1986; i 91 incontri disputati e le 34 reti realizzate in nazionale costituirono due record, battuti solo anni dopo. Contro l’Inghilterra, ai quarti di Messico 1986, segnò una rete considerata il gol del secolo, tre minuti dopo aver segnato un gol di mano – noto come ‘la mano di Dio‘. Episodio da Bibbia del calcio, forse il più memorabile…
IL MITO. Condivide con Pelé il premio ufficiale FIFA come Miglior giocatore del XX secolo, e nel 1993 è stato insignito del titolo di miglior calciatore argentino di sempre, tributatogli dalla federazione calcistica dell’Argentina. Nel 2002 è stato inserito nella FIFA World Cup Dream Team, selezione formata dai migliori undici giocatori della storia dei Mondiali, ottenendo, tra gli undici della squadra ideale, il maggior numero di voti. Nel 2004 è stato inserito da Pelé nel FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi, stilata in occasione del centenario della federazione. Nel 2012 viene premiato come Miglior Calciatore del Secolo ai Globe Soccer Awards e nel 2014 entra a far parte della Hall of Fame del calcio italiano tra i giocatori stranieri.
NEL GARAGE DEL PIBE DE ORO. Sorvolando sugli episodi che l’hanno reso una delle figure più controverse della storia del calcio — dentro, ma soprattutto fuori dal campo — noi di Veloce vogliamo ricordarlo anche per un’altra sua passione, quella per le auto. È vero, ne avevamo già parlato qui, ma non potevamo esimerci dal ripercorrere ancora una volta l’insolita ‘carriera’ automobilistica che ha contraddistinto la mitologica vita del Pibe. E per non annoiarvi, abbiamo scovato qualche chicca inedita.
GLI ESORDI. Fu una Fiat la prima auto acquistata nuova da Maradona, più precisamente una Fiat 128 CLS. Era il 24 dicembre 1982 e da lì a poco avrebbe lasciato il Boca alla volta di Barcellona. La venderà due anni dopo.
Poco tempo prima, il 22 febbraio 1980 per l’esattezza, Maradona aveva comprato una Porsche 924 del 1979, di color grigio metallizzato e con interni in pelle marrone. La 924 montava un motore quattro cilindri di origine Volkswagen – lo stesso utilizzato nell’Audi 100 – che, in questa prima generazione, erogava 125 cavalli e spingeva la vettura fino a 200 km/h.
Nel 1980 i fan argentini decisero di regalargli una Mercedes-Benz 500 SLC: un dono collettivo per i successi in terra patria. La coupé tedesca, grazie al suo V8 da 240 cavalli, raggiungeva i 225 km/h. Pare l’avessero comprata al concessionario Mercedes di proprietà di Juan Manuel Fangio e che fosse stato proprio lui in persona a consegnare le chiavi della SLC rossa a Diego. E non è la sola Stella a Tre punte ad arrivare nel garage del campione: ce ne saranno altre, tra cui una 500 SEC W126 di colore bianco.
CAVALLINI RAMPANTI. Argentina, Spagna e Napoli, dove arriva nel 1984: tre anni dopo Maradona è ormai considerato Dio in terra. Dio vuole una Ferrari, anzi due. Vuole una Testarossa e, cascasse il mondo, la vuole nera. Il suo agente Guillermo Coppola avrà avuto un bel da fare nel convincere il Drake a verniciare una singola unità della filante icona Anni ’80 con l’ultimo colore dello spettro, ma alla fine ci riesce. La Testarossa esce da Maranello nera, codice colore Glasurit Nero Met 901/C. Apparentemente, il trick della Testarossa nera era riuscito fino a quel momento solo a Sylvester Stallone. E dopo Maradona riuscirà solo solo a Michael Jackson – per un video – e a Michael Jordan – con la famosa 512 TR.
Qualche mese dopo viene presentata la F40: Maradona la desidera fortemente e la esige nera. Questa volta però Enzo Ferrari è inamovibile e la vettura esce rossa, proprio come tutte la altre. A consegnare le chiavi della belva da 478 cavalli al fuoriclasse argentino è Corrado Ferlaino, presidente del Napoli. Diego sale in macchina e, con stupore, nota la mancanza di optional fondamentale: “Presidente, ma qui manca lo stereo!” Ferlaino, in tutta risposta, invita Maradona a considerare che quella è un’auto da corsa, non ha l’autoradio, mancano addirittura le maniglie per aprire le porte dall’interno. “Presidente, con quello che è costata, ce l’hanno proprio messo nel c… allora!”, controbatte il calciatore. Beata onnipotenza.
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Nel 1986, inoltre, acquistò una Peugeot 205 Cabrio con livrea celeste SSC Napoli: alla SCA, concessionaria partenopea del Leone che si occupò della vendita, ricordano ancora oggi quell’indimenticabile giornata. La 205 in questione oggi si trova a Maranello, dove una concessionaria di auto usate la sta restaurando con cura in previsione di una gustosa vendita.
L’EPILOGO E GLI ULTIMI COLPI DI CODA. Nel 1991 Maradona viene arrestato per possesso di cocaina, pare ne abbia mezzo chilo in casa. La sua immagine in manette fa il giro del mondo. Qualche mese dopo si compra una Renault Fuego GTA Max: 2.2 litri, 123 cavalli, 198 km/h, è uno dei top di gamma nei listini della Losanga. La terrà fino al 1992, quando approderà per una stagione al Siviglia dopo la rottura definitiva con il club della città partenopea. Di che colore? Bianca.
Mondiali di USA ’94, il Pibe viene squalificato per doping. Nel 1995, dopo un’altra breve parentesi al Newell’s Old Boys di Rosario, Argentina, Maradona ritorna al Boca Juniors. Lo fa in grande stile: vuole ancora due Ferrari. Arrivano quindi due F355 Spider identiche, entrambe Rosso Corsa, cambiano solo i numeri di targa: AXX 608 la prima e BWY 893 la seconda. Diego venderà la prima ad un’asta dopo pochi mesi e realizzerà 670mila dollari in una manciata di minuti.
In questi anni, stressato dai giornalisti pronti ad assalirlo praticamente in ogni situazione, Maradona si compra pure la motrice di un tir. È uno Scania 360 celeste, modello 113H. E via, chi lo ferma più.
Gli ultimi anni della sua carriera sono stati un feudo BMW per quanto riguarda i garage di Diego: due Mini Cooper S mentre è allenatore della nazionale argentina, i8 durante la parentesi nel team dell’Al-Wasl negli Emirati Arabi Uniti e anche un’opulenta Rolls-Royce Ghost targata Dubai. Da tecnico del Gimnasia La Plata, formazione della Superliga argentina, si è presentato al centro sportivo — neanche troppo tempo fa — con una M4 Coupé dotata di lampeggianti blu e sirene classiche stile polizia. Vi stiamo prendendo in giro? Assolutamente no.