#velocepopcorn: Lancia Strato’s Zero, la ‘semovente’
Siamo al Salone dell’Automobile di Torino del 1970 e c’è aria di nuovo. La Strato’s Zero viene esposta per la prima volta qui, allo stand della Carrozzeria Bertone. È presentata come progetto di un autovettura sportiva a motore centrale. Il suo design è opera del maestro Gandini – che all’epoca ha già tirato fuori dal cilindro vetture come la Miura o l’Alfa Romeo Carabo e che di lì a poco avrebbe stilizzato la Countach – e desta subito grande interesse in chiunque la guardi per il suo stile innovativo e di rottura.
COME NESSUNA. Il prototipo non ha portiere, si sale direttamente dal parabrezza e ci si cala all’interno dopo aver scavalcato il piantone dello sterzo snodabile. Il cofano posteriore introduce un inedito motivo a freccia, le luci posteriori sono formate dal semplice contorno luminoso dello specchio di coda, mentre quelle anteriori da dieci piccoli proiettori affiancati sull’affilato muso della vettura, color bronzo metallizzato. Poco tempo dopo viene riverniciata color argento e diventa semovente: sotto al cofano il piccolo V4 di una Fulvia Coupé e la sua trasmissione, recuperati da un demolitore.
UN FUTURO GLORIOSO. La Strato’s HF Zero è lunga 358 cm ed alta solamente 84 centimetri, proprio come aveva espressamente richiesto Nuccio Bertone. Sarà la base di partenza per la Stratos, sostituta della Fulvia Coupé 1600 HF nel Campionato del Mondo Rally, che vincerà il titolo iridato per tre stagioni consecutive dal 1974 al 1976.
ECCOLA. Essendo un esemplare unico, vedere la Strato’s HF Zero dal vivo è praticamente impossibile; oggi la vettura – dopo qualche apparizione di Concorsi d’Eleganza di Villa d’Este e Pebble Beach – fa parte di una collezione privata a Los Angeles. Godetevi dunque, anche se solo per qualche minuto, uno dei capolavori più celebrati di Gandini in un filmato, pare, del 1987, cullati dalle sonorità d’avanguardia di Jean-Michel Jarre e dei Kraftwerk.