Sean Connery, l’eredità di un gentleman
Questo 2020 funesto ci ha privato di una delle più grandi icone del cinema mondiale: l’attore scozzese Sean Connery, primo – forse ultimo, di gran lunga il migliore – James Bond del grande schermo. È stato l’agente segreto al servizio di sua maestà per ben sette volte, da Dr. No – Licenza di uccidere del 1962 a Mai dire mai del 1983. Oltre a questo ruolo – che poi ha volutamente deciso d’abbandonare – Connery ha impersonato un mirabile carosello di personaggi in numerose altre pellicole. Lo si ricorderà sempre e comunque, tra gli altri, per Assassinio sull’Orient Express, Marnie, Robin e Marian, Gli Intoccabili – che gli è valso il premio Oscar come miglior attore non protagonista – Il Nome della Rosa, per esser stato il padre di Harrison Ford in Indiana Jones e Ultima Crociata, ma anche per Highlander – L’ultimo immortale, Caccia a Ottobre Rosso e la Leggenda degli Uomini Straordinari.
UN VERO GENTLEMAN. Un uomo d’altri tempi con uno charme e una tempra di quelle che purtroppo non si trovano e non si ritroveranno più. Così lo ricorda Ursula Andress, prima Bond girl della storia: “Uno come lui oggi è difficile da trovare, sono tutti troppo narcisisti; lui non era per niente vanitoso nella vita”, e aggiunge, “rifuggiva le occasioni mondane, le feste, i gala, gli piacevano solo le cene con gli amici, chiacchiere e buon cibo; amava le donne moltissimo, quello sì”. Anche Gina Lollobrigida, che lo scelse come co-protagonista sul set de La Donna di Paglia nel 1964, sottolinea con parole diverse gli stessi pregi di Connery: “Non mi ha mai corteggiata; era un gentleman, molto rispettoso, un uomo raro nel mio ambiente dove era facile prendersi delle confidenze”.
QUELL’ICONICA DB5. Nella sua carriera, così come nella vita privata, le macchine non sono certo mancate. Un legame indissolubile, com’è inevitabile che sia per un attore di questo calibro. Una vettura, in particolare, è entrata nella storia del cinema ed è diventata la ‘sua’ per antonomasia. Stiamo parlando naturalmente della Bond car più celebre, apparsa per la prima volta in ‘Goldfinger‘, il terzo episodio della saga 007, da molti ritenuto il migliore. Benché nel libro di Ian Fleming l’agente segreto guidasse una DB3, sul set prima e al cinema poi arrivò una fiammante DB5 color argento. A bordo, i gadget che tutti conosciamo: tasto per rilasciare una cortina fumogena alle proprie spalle, ma anche mitragliatrice, scudo blindato, rostri che uscivano dai mozzi delle ruote, dispositivo spargi-olio, sedile con sistema d’espulsore tipo caccia, targhe girevoli a seconda dell’occasione e un moderno radar. Sotto il cofano un sei cilindri in linea quattromila da 290 cavalli, trazione posteriore e differenziale a slittamento limitato. Un classicone, da poco tornato alla ribalta con la nuova versione Continuation (qui per saperne di più) .
NON SOLO INGLESI. Ma James Bond non è legato solamente alle Aston Martin. Nelle prime due pellicole, l’agente segreto guida tutt’altro: nel 1962 una Sunbeam Alpine Series II Roadster di colore blu – con cui scorrazza per le strade Jamaicane – e nel 1963 una Bentley 3½ Drophead del 1935 utilizzata nelle prime scene di ‘Dalla Russia con Amore’. Ve le ricordavate? Nella trasferta giapponese del 1967 – quando l’agente segreto si sposa con la bella giapponesina Aki – compare anche una delle due Toyota 2000 GT roadster mai prodotte (qui la storia di quella ‘oro’ esposta al Salone di Tokyo del 1967). Un gioiellino nipponico con le ruote a raggi, prodotto appositamente per il film: l’attore scozzese era infatti troppo alto per girare le scene sulla versione coupè. Stupenda, ma Bond fa solo il passeggero.
A DUE RUOTE. Bond-Connery, in ‘Una Cascata di Diamanti’ del 1971, si mette anche in sella: prima ad un meraviglioso Honda ATC90, all terrain vehicle a tre ruote prodotto dalla Casa dell’Ala, poi su una Moto Guzzi V7 Ambassador. Sempre nello stesso film si ritrova nel desert del Nevada su una Mustang Mach 1 V8 da 350 cavalli. In ‘Mai dire Mai’, arriva un’altra due ruote, di tutt’altra potenza: 007 insegue una Renault 5 Turbo rossa – e viene a sua volta inseguito da altre vetture – mentre cavalca una potente Yamaha XJ650 Turbo Seca pesantemente camuffata.
MENZIONI D’ONORE. Ora vi è venuta in mente la scena del sidecar di Indiana Jones e Ultima Crociata vero? Corretto, è una Dnepr MT-11, ma alla guida c’è il giovane archeologo interpretato da Harrison Ford. Potremmo finire qui, ma per onor di cronaca inseriamo anche l’Humvee che Connery guida in The Rock con Nicholas Cage alle calcagna – al volante di una F355 – e la mastodontica Nautilus che appare nel suo ultimo film, la Leggenda degli Uomini Straordinari.
E NELLA VITA VERA? Sean Connery, da vero gentleman che si rispetti, non è mai stato un fan sfegatato delle quattro ruote – come erano stati prima di lui Steve McQueen o Paul Newman – ma qualche sfizio se l’è tolto. Con i primi soldi guadagnati dopo il successo planetario di James Bond, l’attore si comprò una Porsche 356; poi arrivò una Jensen C-V8 verde – V8, 330 cavalli, carrozzeria in vetroresina. Nel 1972 prese una BMW CSL, mentre nella sua villa di Marbella aveva una 635 CSi in Alpine White e con interni blu. In tempi molto più recenti, noblesse oblige: Bentley Arnage, Range Rover Vogue e anche – pare – una Tesla Model S.
