The Way Out – New York oltre Manhattan. Fuga in sella a una Ducati
Avviso ai lettori: a chi scrive tremano le ginocchia e gli si inumidisce il ciglio quando si parla di New York. Sin da quando aveva dodici anni. E ancor di più ora che, causa Covid, sa che non rivedrà mai più, se non dall’esterno, quella che fino a febbraio è stata (anche) la sua casa, lì nel cuore del West Side (e a proposito, sarebbe ora di prendere coraggio e cercarsene un’altra e chiedere che fine abbiano fatto le sue poche cose: tra l’altro, una T-Shirt colorata assai e, carico preziosissimo, una mezza pinta di rye, una di bourbon, un etto di Virginia, un libro di Chomsky e … e…, ma lasciamo perdere, che quella è un’altra storia). Insomma, quando si parla di New York si pigia un tasto dolente e questo libro The Way Out – New York oltre Manhattan parla appunto di New York. Di moto e di New York insieme, giusto per ampliare lo spettro delle emozioni. Di Ducati e New York per l’esattezza. A dirla tutta di una Diavel 1260 S e di una New York che non è solo Manhattan, ma è Dumbo, Williamsburg, il Queens e oltre, fino all’Upstate. In una fuga dai canyon urbani delle avenues verso le curve e i cieli aperti delle montagne. Cosa desiderare di più? Partigianeria massima, insomma. Al punto che si potrebbe finirla qui e concludere questo articolo con: “compratevi il libro e sfogliatelo ogni sera come fosse un breviario e non fate tante storie. C’è NYC e c’è una Ducati a percorrerla, non avete bisogno d’altro. Eppoi, è come regalato: solo 35 euro per esplorare the Big Apple in groppa a una Diavel”. Ma Covid o non Covid, sentimenti personali o meno, non si può chiuderla così e allora ecco 5 ottimi motivi per consigliare questo volume, che resisteranno ad ogni verifica di imparzialità. Promesso.
MOTIVO 1. La copertina. Una sinfonia di neri su neri da sembrare a colori, dove le linee della Diavel si uniscono a quelle dell’ingegneria strutturalista della Grande Mela. Difficile che una canzone, un quadro o una novella possano raccontare con efficacia di due cose insieme (la passione per la Ducati e per New York, in questo caso), ma questo libro ci riesce fin dalla prima immagine.
MOTIVO 2. Gli scatti di Marco Campelli, fotografo automotive di lungo corso, di cui il libro è fatto. Non solo per l’assoluta qualità tecnica, che in uno come lui si perde anche tempo solo a discutere, ma per la varietà di inquadrature, colori, scene, in un continuo alternarsi di verticalità e orizzontalità che raccontano le mille e uno facce della metropoli e dei suoi abitanti. Guidando il lettore verso la fuga, appunto.
MOTIVO 3. Lo sguardo di Giulietta Cozzi (esperta di moto, fughe e bellezza) che alla guida della Diavel 1260 S, in molti scatti, coglie il lettore di sorpresa e ne assorbe l’attenzione. È lei la protagonista vera e l’ispiratrice dell’intero volume. “…è il movimento a far crescere l’arte, l’architettura, la moda. Ogni forza creativa di eccellenza vive grazie al movimento, fisico e di pensiero. Non si po’ stare fermi se si vuole creare”, scrive Giulietta parlando di Williamsburg, ma in realtà svelando il perché dell’intero libro e l’anima profonda di una Ducati.
MOTIVO 4. La femminilità. A metà del libro, quando ormai Manhattan è alle spalle e la fuga da New York diventa sempre più reale, ti rendi conto di cosa ti abbia affascinato fino a quel momento e quale sia la vera cifra di tutta la narrazione di The Way Out: la femminilità esuberante e graffiante di tutte le protagoniste della vicenda. Femmina è la città, quando si offre radiosa e quando si nasconde nella nebbia; fermmina è la moto, quando fa al star tra le luci di Broadway e quando sguscia sulle rive dell’Hudson; femmina il pilota, quando indugia a guardare i serbatoi dell’acqua sui tetti o fa le pieghe tra le curve di Catskills. E le femmine vere non offrono mai way out (e per questo le amiamo).
MOTIVO 5. il ritorno. Perché fin dall’inizio sai che quella fuga è circolare, che alla fine si tornerà a Manhattan, che la way-out cercata inizia e finisce tra i grattacieli, che alla fine è stata solo una scusa per scoprire meglio New York, per guidare una Ducati nelle condizioni più diverse, per raccontare una storia per immagini. Perché tornare – soprattutto alla normalità, come tutti abbiamo dovuto imparare in questi mesi – è bello, quasi quanto andare. Anzi di più. Soprattutto se sai che hai mezza pinta di bourbon e un etto di Virginia da recuperare e dei pinguini (o erano pappagalli?) da indossare e… e…. Ma lasciamo perdere, quella è un’altra storia. (Testo: Francescopaolo Tarallo)
Marco Campelli, Cozzi Giulietta
Edizione Skira
Prezzo: 35 euro