Nuova 500: la genesi delle One Off ‘firmate’
“Non hai mai una seconda opportunità per fare una prima, buona impressione”. Con queste parole Olivier François, President Fiat Brand Global e Chief Marketing Officer di FCA, spiega come l’esordio della Nuova 500 dovesse essere una pietra miliare nell’automotive e posizionare correttamente la neonata vettura. E con le stesse parole si apre One-Shot, dedicato ai tre capolavori senza tempo, realizzati attraverso un emozionante percorso durato sei mesi: dai primi incontri al Centro Stile Fiat di Torino con i partner, al lancio avvenuto lo scorso marzo a Milano. Questa la strategia dietro il progetto One-Off, che ha confezionato tre esemplari unici ed esclusivi realizzati in collaborazione con tre aziende icone del Made in Italy: Armani, Bvlgari e Kartell.
LAVORO DI SQUADRA. Le immagini del cortometraggio sono un susseguirsi incalzante di incontri e lavorazioni che mettono in risalto il lavoro di squadra, le affinità tra designer provenienti da ambiti diversi e le emozioni nel sentirti parte attiva di un progetto fuori dal comune. Le tre vetture incarnano lo stile, la creatività e l’artigianalità tipiche del Bel Paese e dei partner che hanno condiviso il progetto e la vision sul futuro del Pianeta: è necessario infatti coniugare la sostenibilità con l’eccellenza del saper fare, della creatività e dell’innovazione. A guidare lo spettatore troviamo proprio Olivier François, ‘regista e timoniere’ carismatico del progetto One-Off, che diventa voce narrante dell’atto creativo con cui sono nati questi pezzi unici. Un viaggio che parte da Torino, culla del marchio Fiat, passa da Roma con i suoi tramonti, colori e le linee simbolo di Bvlgari nel mondo, e arriva a Milano, capofila del mondo della moda e del design, anche grazie a Armani e Kartell. Ed è proprio un colpo di scena che porta Milano ad essere il palcoscenico di lancio, dell’intera presentazione della Nuova 500. Il film infatti – con un vero cambio in corsa – riporta i momenti concitati dopo la cancellazione del Salone di Ginevra e l’identificazione nonché la realizzazione del piano B, che hanno visto riscrivere la presentazione della Nuova 500 e delle One-Off.
LA CURA PER IL DETTAGLIO. Il suggestivo cortometraggio porta la firma di VICE Italia, da cui è stato ideato e prodotto insieme alla regia dei Rockets; utilizza un linguaggio documentaristico per mostrare, in modo immediato ed efficace, ciò che solitamente resta nascosto al grande pubblico. Autentico e realistico, il docufilm ha portato le telecamere nel Centro Stile a Torino addentrandosi nel reparto Color & Material guidato da Rossella Guasco; a metà strada tra un sofisticato centro di ricerca e un raffinato atelier di moda. Le riprese documentano la cura maniacale per ogni dettaglio e si soffermano sulle emozioni dell’intero team nel vivere qualcosa di veramente singolare. Le immagini proseguono con l’intervista a Klaus Busse, Head of Design, che spiega cosa ci sia dietro al processo creativo e quale sia il ruolo della 500 nella storia del design industriale e ancor più nella memoria collettiva.
UN NUOVO INIZIO. Ed è proprio qui al Centro Stile che una leggenda degli anni Cinquanta, il mitico Cinquino, è rinato nel 2007 per colorare la quotidianità e le strade di tutto il mondo, divenendo una risposta unica e rilevante alle esigenze della mobilità urbana internazionale. Ora, nel 2020, si è all’alba di una nuova era ed è tempo che Fiat 500 utilizzi tutta la sua popolarità per ispirare il cambiamento e diventare parte della soluzione. Ma il cammino del cambiamento non lo si fa da soli, occorrono partner altrettanto virtuosi che abbiano voglia di mettersi in gioco per migliorare il Pianeta, condividendo valori e obiettivi. E in questo contesto s’inseriscono ovviamente anche le spettacolari tre one-off, testimoni di quanto oggi la sostenibilità e il desiderio di scendere in campo per migliorare la Terra siano così forti che aziende del calibro di Armani, Bvlgari e Kartell, abbiano condiviso il progetto della Nuova 500 per dar voce a questo cambiamento, realizzando tre pezzi unici che celebrano l’arrivo della prima vettura di FCA nata 100 percento full electric.
Di necessità virtù.
La 500 porta in dote Mirafiori fotovoltaica.
FCA è diventata elettrica. Elettrica non significa sostituire i motori a combustione con motori a magneti permanenti a trifase e batterie agli ioni di litio.
È una modalità produttiva diversa, fatta di energia auto-prodotta e di attenzione all’ambiente in tutta la catena del ciclo.
A Mirafiori, FCA convertirà i plant in Solar Power Production Units installando pannelli fotovoltaici per una superficie di 150 mila metri quadrati per produrre 15 MW di elettricità da fotovoltaico e ridurre le emissioni per oltre 5 mila tonnellate di CO2 fornendo energia sostenibile per la ricarica dei modelli elettrificati prodotti nel sito. FCA non ha potuto fare a meno della partnership con Edison per posare la superficie fotovoltaica che interesserà le Officine 64, 71 e 72 e l’Assembly Center delle Carrozzerie, mentre ENGIE sta realizzando il parcheggio V2G a Mirafiori.
I concorrenti sono oltre: producono energia, la distribuiscono creando una rete, producono le singole celle per le proprie batterie e i macchinari industriali per realizzarle, oltre a produrre ed installare il fotovoltaico domestico.
Contestualmente fanno ricerca e producono anche le celle dei supercondensatori.
Oggi bisogna pianificare e mettere a punto quei processi industriali che sono patrimonio di aziende chimiche ed elettroniche. Arrivare alla cosiddetta formazione delle batterie, un processo che riguarda in maniera specifica le singole celle e la formazione di anodo e catodo.
Fare la 500 elettrica vuol dire contemplare la lungo filiera dell’auto elettrica che presuppone ricerca e sviluppo sulle batterie e i supercondensatori.
Chi si limita a maritare i glider con le batterie o al più, costruire i motori ed assemblare le batterie acquistando le celle non avrà futuro se l’UE non interviene pesantemente nel sistema e se i costruttori non si suddivideranno i compiti con altri partner un tempo concorrenti.
Oggi c’è solo un uomo che ha la filiera completa.
Proprio perché è un uomo è debole, ma ha tracciato il processo partendo dal foglio bianco senza affrontare riconversioni industriali e culturali.
Una filiera lunga che parte con le materie prime e che attraverso la ricerca ne riconsideri altre, più efficienti e meno costose ed impattanti.
Proprio la lunghezza e la completezza del processo fanno la differenza. Tutto deve evolversi costantemente e coordinarsi tecnologicamente. Questa è la sfida.
Chi si ferma al prodotto è già finito senza saperlo.