8 ore di Suzuka, sempre sulla cresta dell’Honda
A un certo punto, nel 1962, Soichiro, il patron Honda, si rende conto che gli manca qualcosa. Lui che costruisce sogni a due e quattro ruote, ha bisogno di avere un posto tutto per sé dove poter scaricare cavalli in tutta libertà. E decide di farsi un regalo. Ha 56 anni, l’ingegnere. E se lo merita: un nastro di asfalto che corre per quasi 6 chilometri (5821 metri), nel sud del suo Giappone. La pista di Suzuka nasce così. Ma è nel 1978 che il circuito entra prepotentemente nella storia del motociclismo mondiale: diventando il tempio dell’endurance a due ruote. Con la 8 ore, di Suzuka. Una gara che comincia col Sol Levante negli occhi e finisce coi fari nella notte.
LE REGINE DELL’ENDURANCE. La casa dell’Ala comincia da subito a comportarsi come se fosse la padrona di casa (che poi lo è davvero). È proprio su questi chilometri che la CB900F cementa la sua fama di moto corsaiola, asfaltando le altre connazionali. Nel 1981, poi, la Honda France RS1000 di Mike Baldwin e David Aldana vince addirittura con più di due giri di vantaggio. Siamo ancora negli anni delle quattro in linea. Almeno fino a quando il nuovo regolamento del Campionato del Mondo di Endurance abbassa l’asticella, limitando le cilindrate massime a 750cc. Honda, in casa, ha già un motore pronto: quello della VF750. E decide di partire da questo V4 per costruire la sua ennesima macchina da guerra. La RS750R che fa vincere al team HRC la sua prima ‘8 ore’. Anzi no, stravincere. Visto che occupa tutti i gradini del podio. A metà anni ’80 è il motomondiale a dettare legge e la RVF750 ne è la prova: un motore VF750 piazzato dentro a un telaio di derivazione GP. Guest star, Wayne Gardner, manico della 500, che con le ultime due ore di guidata da manuale porta a casa l’ennesima vittoria alata (colpo che bissa anche l’anno successivo). Nel 1991 il pilota australiano torna alla carica, in squadra c’è anche Doohan, il dream team è al completo. E ovviamente vincono, ma nessuno si sorprende più di tanto. Anche perché in molti sono stati distratti dalla faccia da pirata di quell’inglese che ha portato una RVF750 sul terzo gradino del podio. Tal Carl Fogarty.
IL RITORNO? E non è un caso che a un certo punto arrivi il periodo in cui la Superbike scalza il motomondiale, almeno nel cuore degli appassionati. L’endurance si adegua e nel 2001 Honda propone una strana coppia: il campione Superbike Colin Edward e il fuoriclasse del motomondiale Valentino Rossi. Bingo! Nel 25esimo anniversario della gara, Honda torna a mettere una VTR su tutti i gradini del podio (sul più alto, la coppia Edward e Kato). Insomma, Honda, fino ad oggi, è la casa che ha vinto più ‘8 ore’ di sempre: ben 27. Ma dal 2014 è a bocca asciutta. Riuscirà la nostra nuova eroina (la CBR1000RR-R Fireblade) a far tornare a volare l’ala? Causa pandemia, per saperlo ci toccherà aspettare il 30 ottobre…