#evoweekveloce: nasce il mito Lancer Evo
Non si vive di solo rally, ma quando si parla di Mitsubishi Lancer tutto è incentrato sulle corse su strada. Tale denominazione, non è stata esclusiva delle vettura di metà anni ’90. Quasi vent’anni prima infatti aveva debuttato la Lancer, una berlina a due e quattro porte, celebre anche per aver vinto il Safari Rally nel 1974. L’auto che vinse la difficile maratona africana era basata sulla versione 1.6 GSR che, in allestimento da corsa, sviluppava oltre 170 cavalli di potenza.
LA GENESI. L’amore per sterrati e asfalto era quindi sancito da illo tempore, pertanto si decise di continuare imperterriti la strada dei rally anche negli anni successivi, sino ad arrivare alla Lancer più recente. Per quanto sia proprio la Lancer ad aver scolpito nella memoria di tutti gli appassionati il binomio tra Mitsubishi e i rally c’è una premessa al passaggio alla prima versione della Lancer Evo, la I. La Mitsubishi infatti era già presente nei rally con la Galant VR-4: proprio da questa vettura dall’ottima meccanica, ma penalizzata dalle dimensioni (e dal peso), deriva la base meccanica della più piccola (e leggera) Lancer. In tempi di Gruppo A infatti il rapporto tra le versioni stradali e quelle da corsa era molto più simbiotico e circostante; il successo dell’auto da gara era anche basato sulla bontà dell’auto stradale di partenza. Una grande differenza rispetto ai nostri giorni dove le WRC sono dei e veri propri prototipi a se stanti, se non per pochi (pochissimi) vincolo strutturali legati alla scocca.
EVO I. La prima Evo era equipaggiata con un due litri sovralimentato e distribuzione DOCH che erogava circa 244 cv e 309 Nm di coppia motrice, accoppiato a un cambio manuale a cinque marce e naturalmente alla trazione integrale. L’unità, denominata 4G63, ha presenziato su tutte e dieci le evoluzioni della Lancer EVO, ovviamente aggiornata di edizione in edizione. Per l’omologazione come vettura di Gruppo A, era richiesto la produzione in serie di almeno 2500 esemplari. La casa giapponese ne realizzò 5mila tra la fine del 1992 e la fine del 1993 nelle due versioni GSR e RS. Quest’ultima era in sostanza la base per le versioni Gruppo N, infatti non era dotata di alcuna comodità e non aveva neppure l’ABS. Specifiche che le consentirono di risparmiare 70 kg, rispetto ai 1230 kg complessivi della GSR.
EVO II. La Evo II arriva a fine del 1993 e rimane in produzione sino a gennaio 1995. Sebbene il telaio fosse lo stesso, impiegato poi anche dalla versione III, furono apportate alcune modifiche rilevanti. Le ruote anteriori furono spostate in avanti con una crescita dell’interasse di 10 mm si aumentarono le carreggiate con pneumatici più larghi (da 195 mm a 205 mm). Ulteriori modifiche aerodinamiche ne migliorarono inoltre la stabilità. Alla voce motore, il propulsore 4G63 vide crescere la pressione di sovralimentazione, e la potenza salì a quota 256 cv.
EVO III. Arriviamo così al 1995, anno di debutto della Evo III. Riconoscibile per l’ala posteriore più grande e per alcuni affinamenti a livello estetico che avevano interessato minigonne e paraurti. Sotto il cofano un nuovo Turbo TDO5-16G6-7, un inedito sistema di scarico e una maggiore compressione portarono ad un aumento di potenza di altri 10 cv. A bordo, sulle versioni GSR, presenziava un nuovo volante targato Momo. Questa fu una delle versioni di maggior successo della sfera Evo, la più venduta di questa triade.
da quando ero adolescente mi piace sempre e , giocando con granturismo dalla prima edizione ne ho fatto un collezione virtuale comprese le avversarie del WRC