Renault Clio 16v: piccola testa coronata
Nel 1976 il segmento delle hatchback di segmento C, ancora poco popolato, è sconvolto (o, meglio ancora, definitivamente plasmato nei suoi tratti compositivi) dalla Volkswagen Golf GTI: un frizzante 1600 da 110 cv che diventa un mito e punto di riferimento della categoria delle medie-compatte sportive. Un gradino più giù la Renault 5 vende strabene, ma è giunto il momento di potenziare la sua immagine con una versione più caratterizzata e performante: con la nuova Alpine il successo le arride ancora di più.
NOVITÀ COMPLESSA. Il cammino evolutivo delle compatte francesi è entrato in una nuova dimensione nel 1990 con l’arrivo della Clio, una piccola rivoluzione nel segmento B. La nuova francesina da città va a sostituire l’R5 (rimasta comunque in produzione fino al ’96 come Supercinque), ma soprattutto si determina come un salto verso l’alto nella gamma della Losanga. La nuova utilitaria, disegnata dal centro stile guidato da Gaston Juchet e denominata dall’esperto Marcel Botton, non vuole infatti proporsi come una semplice erede della sua progenitrice, quanto introdurre un livello di qualità ed equipaggiamento ben più elevato rispetto alla concorrenza (Peugeot 205, Ford Fiesta, Seat Ibiza, Citroen, AX, Fiat Uno). A livello tecnico la strategia prevede il mantenimento di dimensioni compatte (370 cm di lunghezza) e l’adozione di un quattro cilindri trasversale in luogo dell’unità longitudinale della Renault 5.
UNA PICCOLA PESTE A 16 VALVOLE. A pochi mesi dal lancio delle prime versioni (1.1, 1.2, 1.4 e 1.9 Diesel), nel marzo ’91 alla gamma della Clio si aggiunge una prima variante sportiva, la 16v. Il motore è lo stesso della Renault 19 16v: si tratta del quattro cilindri da 1,8 litri aspirato con testa plurivalvole, capace di 135 cavalli a 6500 giri. La coppia massima, 158 Nm, è espressa a 4250 giri. Le prestazioni sono di buon livello grazie al peso inferiore ai mille chilogrammi: 0-100 all’ora in 8″, punta massima di 209 km/h (212 senza catalizzatore, che diventa di serie nel ’92). La Clio 16v (16 S in Francia) sfoggia un design d’impatto e aggressivo, ma pure da top di gamma: scudi paraurti modificati, passaruota ampliati, cofano motore con vistosa bombatura che esalta la testata più sofisticata, specchi in colore carrozzeria, quattro freni a disco, assetto più sportivo e cerchi in lega specifici. L’abitacolo offre un colpo d’occhio più emozionale grazie ai sedili sportivi e avvolgenti, alla strumentazione più ricca e dettagliata e a un allestimento più curato. Naturalmente c’è solo con carrozzeria tre porte. Per due anni è lei la perla della gamma fino a quando, nel 1993, viene scalzata dalla terribile Clio Williams con motore 2 litri: una nuova arrivata che in breve tempo si afferma come la regina di tutto il segmento delle piccole hothatch.
EVOLUZIONE. Nel marzo del ’94 l’intera gamma Clio riceve un primo restyling con alcune piccole novità estetiche di dettaglio e rinforzi a livello telaistico. Non ci sono aggiornamenti rilevanti per la 16v, che continua a soffrire la superiorità della Williams. Il secondo restyling arriva nel ’96 e si concretizza in proporzioni più addolcite per restare passo con i tempi. Questo aggiornamento introduce diverse novità come una calandra ridisegnata, gli airbag, interni più confortevoli e una maggiore qualità costruttiva, ma segna anche la fine di tutte le versioni con più di 80 cv. Eliminata la Williams, pensionata anche la multivalvole, Renault chiude il ciclo di vita della prima Clio senza una versione briosa capace di soddisfare la clientela in cerca di una piccola hothatch. La prima serie conclude così la sua avventura di mercato nel 1998 per lasciare il posto alla seconda serie.
Un vero punto di riferimento ancora oggi la Clio Williams. Se ci fosse un premio come migliore trazione anteriore di tutti i tempi sicuramente sarebbe sul podio. Non sicuro su che gradino, anche perché in quegli anni ce ne erano di anteriori valide e che andavano anche più forte grazie al turbo. In ogni caso in casa Renault le scelte non si fanno mai alla cieca. La potenza c’è e non si sente il bisogno di più cavalli. E tra le curve semplicemente fantastica. Difficile ad oggi eguagliarla in emozioni di Guida.