Aston Martin DBS Superleggera: fumo di Gaydon
BELLA COME MAMMA L’HA FATTA – È il momento dei sospiri di sollievo: sono appena sceso dalla Aston Martin DBS Superleggera. L’auto è sana e salva e in questo momento sta per involarsi in direzione Frankfurt: quartier generale della Aston Martin gmbh che ce l’ha concessa per il test esclusivo pubblicato su alVolante n°6 del 2019 (quello di giugno). Il fatto che sia ancora bella come mamma l’ha fatta non è un dettaglio da poco visto che il suo maledetto V12 ha due turbine sibilanti che non vedono l’ora di sbatterti fuori in ogni curva appena provi a stuzzicare la fisica. L’esperienza di guida, senza esp, è realmente impegnativa visto che ‘sua mostruosità’ genera qualcosa come 725 cv, 900 Nm (la potenza, nelle prime tre marce, è limitata a 600 cv), il tutto da spalmare su una carrozzeria lunga 471 cm e su un peso che sfiora i 1800 kg.
LA SORPRESA, DIETRO AL VOLANTE – Detto questo, qualche considerazione a caldo. Per quanto riguarda la guida della Aston Martin DBS Superleggera, c’è da dire che ha del sorprendente: non ricordavo un muso così incisivo negli inserimenti e un posteriore così asservito al dogma della trazione dai tempi della Corvette ZR1. Voglio dire: con i numeri in ballo, il suo retrotreno avrebbe tutto il diritto di scodinzolare ad ogni piè sospinto. Invece lo fa solo se lo desiderate voi, quando scalate troppo a ridosso di un inserimento in curva (in quel caso la scalata favorisce un leggero blocco di ponte che innesca un sovrasterzo comunque ben ‘telefonato’) o quando le gomme si scaldano troppo.
E perché questo terzetto si avveri in un colpo solo dovrete aver levato l’esp attraverso i menù del quadro strumenti e averci dato dentro – in pista, mi auguro per voi – con sterzo acceleratore e velocità. Se cercate il divertimento, difficilmente troverete un’auto più facile di lei da mettere di traverso, ma ricordatevi che i suoi 900 Nm sono capaci di farvi slittare fino alla 5° marcia e che a quel punto è facile che il pattinamento inneschi dinamiche parecchio antipatiche da gestire…
La morale è che se la utilizzerete con l’esp inserito o in modalità Track vi divertirete nel modo più sicuro possibile. In alternativa… is up to you. Quel che è certo è che questa è una grandissima GT: con un assetto ideale per farvi macinare chilometri in divertita velocità. Bello sterzo, bel cambio, bello tutto. Anche l’erogazione del motore: nonostante la brutalità assoluta oltre quota 4500/5000, va detto che il pedale del gas è ben modulabile.
IN AIUTO ALLA GUIDA – Ci sono, oltre alla modalità di esp OFF, tre modalità di guida selezionabili da un tasto sulla razza destra del volante, che allineano il comportamento di sterzo, risposta del powetrain e dell’esp alle vostre intenzioni: GT, Sport e Sport +. Lo stesso accade, attraverso un secondo tasto – stavolta sulla razza sinistra – con le sospensioni: altre tre modalità per altrettante riposte dell’auto su strada e buche. Naturalmente, dove l’auto è più Aston che mai è nel modo GT; e al massimo, per dar manforte al suo animo Superleggera, nel modo Sport.
Per quanto riguarda il resto, la Aston Martin DBS Superleggera è un trionfo della ‘buona manifattura’. I rivestimenti sono un tripudio di pelli, materiali ben lavorati (e comunque tecnici/di qualità), carbonio ben speso sia per rivestimenti interni sia per la carrozzeria sia per parti più strutturali; il suo ampio impiego, peraltro, ha permesso di gestire forme particolarmente complesse nella carrozzeria e di generare condotti d’aria utili ad addomesticare l’aria in velocità e per pulire al meglio i flussi aiutando a generare deportanza: fino a 180 kg, alla velocità massima di 335 all’ora (rilevata da alVolante).
Nota importante per un’auto di piccola serie come questa: l’infotainment. È derivato da quello delle Mercedes di penultima generazione ed è una garanzia quanto a sfruttabilità, semplicità di lettura e sopratutto affidabilità.
FINEZZE OVUNQUE – Le portiere, aprendosi, si sollevano appena rendendo il rivelarsi dell’abitacolo più spettacolare. Il mobiletto centrale ha un coperchio che scorre verso le poltroncine posteriori elettricamente: sotto c’è un utile cassettino svuota tasche; i due posti dietro sono per bambini o gente sportiva/disposta al sacrificio. Oltre che necessariamente bassa. L’Aston Martin DBS Superleggera, insomma, è un fantastico modo di godersi una granturismo alla vecchia maniera: ha un motore esagerato e quindi inutile (per questo supereccitante), soluzioni realizzative degne di nota e tutto quello che non deve mancare su di un modello che vuole entrare nella wall of fame delle special. Sarebbe l’anti Ferrari F12 naturale, ma la Ferrari è un’auto molto diversa da questa. Né meglio, né peggio. Semplicemente una è Ferrari, l’altra Aston: per questo non ho capito in cosa consiste il parallelismo che le accomuna nelle chiacchiere da web. Si tratta di un’auto molto colta. Citazioni, storia e riferimenti culturali: la DBS Superleggera, le cui expertise realizzative sono orgogliosamente della nostrana Superleggera, ha tutto questo e anche di più.
Questa DBS Superleggera è un’ode alla granturismo alla ‘vecchia maniera’: profumata (per via dei materiali di gran qualità utilizzati negli interni), potentissima, comoda e graffiante. Con lei vien voglia di partire per una meta lontana e godersi le strade e i paesaggi. Da veder sfrecciare in souplesse o sul filo di un sovrasterzo quando il momento è quello giusto. Un modello da infilare nel proprio garage a memoria di come son fatte le auto per viaggiare con 725 cv al seguito.
Nel video, al ventesimo secondo… pelle d’oca!
Una delle auto più “incazzate” di sempre!
Complimenti per il video e il nuovo sito, davvero fatto bene e intuitivo!